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Lunedì, 03 Marzo 2014 07:44

Quaresima 2014

 03 marzo 2014

 

“La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”

(Papa Francesco)

 

Carissime sorelle,

Dopo questo tempo di silenzio oggi mi rivolgo ad ognuna di voi, innanzitutto per ringraziarvi della vostra vicinanza fraterna e per le preghiere che avete fatto e ancora fate per la mia salute. Posso dire che la Divina Provvidenza ha agito amorosa nelle mani dei medici e di quanti hanno collaborato al mio ricupero. Grazie di cuore!

Oggi ci convoca l’inizio imminente del tempo di Quaresima, che ci preparerà alla grande celebrazione della Risurrezione di Cristo, nostro Salvatore e Redentore.

La frase che ho messo a capo di questa lettera: “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”, che troviamo nel Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014, è la cornice di questa riflessione che voglio condividere con voi.

 

Guardiamo Cristo povero

Il Papa ci invita fin dall’inizio del suo pontificato ad incarnare in noi la povertà. Sicuramente tutte ricordiamo con piacere una delle sue primissime espressione: “vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Parole che lungo questo primo anno del suo ministero pietrino, abbiamo visto incarnate con coraggio e coerenza nella sua persona. È facile entusiasmarci e applaudire l’esempio del Papa, ma più difficile è imitarlo, vivendo, assumendo, testimoniando.

Nello stesso Messaggio per questa Quaresima, Papa Francesco dice: “non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole[1]. Tante volte constato con dolore, quanto siamo lontane da questo ideale! Quanto siamo lontane dalla vita concreta che la gente comune, che le famiglie, che i poveri, devono affrontare giorno dopo giorno per sostenere la famiglia, per conservare il lavoro, per guadagnarsi il pane, per accedere a servizi medici degni, per offrire ai figli una educazione adeguata… Quanti sacrifici! Quante rinunce! Quante insicurezze e angosce per il domani! E noi? Quanta esperienza di una “povertà che duole” facciamo? La Congregazione ci offre troppe sicurezze e il nostro rischio è proprio quello di “dimenticare” e di allontanarci dalla realtà vivendo una vita spesso troppo superficiale e comoda, troppo “facile”, magnificando i nostri poveri sacrifici e rinunce, convertendo in “montagne” piccoli problemi, quando in realtà niente ci manca, niente ci è negato, niente ci costa… Una volta una persona mi ha detto, con un poco di ironia, anche se pure con un poco di verità: “voi, religiosi, fate voto di povertà, e noi la viviamo”! Forte, vero? Magari un poco esagerato? Ma guardiamoci attorno…

Sorelle, come possiamo in questo modo vivere la Quaresima? Come possiamo guardare “in faccia” il Cristo che “si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (cfr. 2Cor 8,9), Colui che “essendo ricco spogliò se stesso facendosi uno di tanti” (cfr. Fil 2,7)? Non bastano i sentimenti, ci vuole la coerenza della fede! Ci vuole guardare Cristo povero e “spogliarci” di tutto ciò che ostacola, che impedisce di camminare speditamente nella sua “sequela”.

Durante il tempo di Avvento abbiamo meditato sulla castità, e già in quella riflessione potevamo intravvedere che non c’è vera castità senza vera povertà. Il Signore dirà nel Vangelo: “là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).

Se il nostro cuore e tutta la nostra vita non si specchia nel volto dolce e sofferente di Cristo povero, del Cristo spogliato, sicuramente si specchia in “altre” cose, in “altri” idoli, sicuramente è pieno di “altri” interessi, bisogni, ambizioni, desideri… E queste cose non ci sazieranno mai! Non ci daranno la gioia, la serenità, la pace, la libertà!

La novità di Papa Francesco è proprio il suo modo radicale e coerente di vivere il Vangelo, la povertà evangelica, di essere povero. Questa è la sua profezia con la quale sta trascinando il mondo!

 

Sposare la povertà…

“Sull’esempio del nostro Fondatore amiamo la povertà come saldo muro dell’Istituto, convinte che sposare la povertà vuol dire incarnare la vita dei poveri. Ci impegniamo quindi a dare testimonianza di povertà comunitaria e, se necessario, cercheremo nuove forme per esprimerla[2]. Per Don Orione la povertà e carità vanno di pari passo.

Nel mistero dell’Incarnazione Dio ha “sposato” la nostra povertà e così, facendosi uno di noi e come noi, si è reso fratello, vicino, prossimo. Solo nella piccolezza e nella povertà possiamo avvicinare tutti: poveri e ricchi, grandi e piccoli, santi e peccatori. La povertà avvicina, la ricchezza separa; l’umiltà approssima, la superbia allontana. Tutti possono avvicinare una persona semplice, povera, pura. La povertà evangelica ci rende liberi “spogliandoci” dagli idoli, dal superfluo, dalla “miseria”.

Don Orione ha capito molto bene che solo “sposando la povertà” si può andare dietro i passi del Maestro. La povertà ci rende libere, generose, aperte. Il cuore povero è sensibile, solidale, disponibile. Il vero “povero” sa che tutto è grazia, che tutto è dono gratuito di Dio Provvidente, è riconoscente verso tutti e si dona senza risparmio, senza egoismi, senza calcoli umani.

In questo senso anche la “povertà” (come la castità) si risolve nella “carità”. Dio abita e agisce nei cuori spogliati e poveri; è Lui la perla preziosa del povero, il tesoro dal quale si parte verso il fratello e la sorella con lo stesso amore con cui si è amati da Dio.

Il povero è per natura generoso. Questa è una esperienza che mi colpisce sempre, visitando i paesi africani. Come la gente povera accoglie e celebra la presenza del forestiero offrendo i doni dalla loro povertà! Ricordo in Kenya, in Madagascar o in Costa d’Avorio, la processione di gente che, in occasione di qualche visita o professione religiosa, ti avvicinano portando una colomba, una gallina, un ricordo tipico, due uova, una busta con soldi… Tutte cose che servono alla loro sussistenza, ma che, di fronte al valore della presenza dell’altro, non esitano di privarsi e gioiosamente donano. Non ti offrono il loro avanzo, ma si spogliano di ciò che a loro serve! Ma questo si impara guardando Gesù, tenendo Lui e solo Lui come modello: “potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà[3].

Infine, per Don Orione, era vitale che la Congregazione “sposasse la povertà”; era questione di vita o di morte. Lui stesso dirà: “Finché la Congregazione amerà la povertà e la vivrà, la Congregazione prospererà e sarà benedetta dal Signore: quando la nostra piccola Congregazione lascerà di essere povera, cesserà di compiere la missione che Dio le ha affidato… Non rilassate, tenete forte: tenete forte su questo spirito e la Congregazione andrà avanti, progredirà finché ci sarà lo spirito di povertà…”[4].

 

Alla scuola del Maestro…

Carissime sorelle, la Quaresima è un forte invito a “ripartire da Cristo e fare esperienza di Lui[5]. È impossibile vivere questo tempo forte in altro modo che non sia “centrandoci” in Gesù. Il centro non sono le penitenze, i digiuni, l’astinenza, i silenzi… il centro è Gesù Cristo! Tutto il resto, avrà senso e sarà fruttifero solo se avrà come principio e come fine Gesù, il diventare come Lui, lo spogliarci di tutto ciò che non è Gesù, di tutto ciò che non combacia con i suoi sentimenti e con il Suo stile di vita.

La Lettura del Profeta Gioele, che si ascolta il Mercoledì delle Ceneri, è un forte invito per noi: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio” (Gl 2, 12ss.).

Ritorniamo”, quindi, sulla via del discepolato, sui passi di Gesù!

Ritorniamo” alla sua scuola se ci siamo allontanate, se abbiamo spostato il centro della nostra vita, se abbiamo scambiato il “Tesoro” per altri “tesori”! Dio ci aspetta, perché ci ama: “egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura” (Gl 2, 12ss.).

Mettiamoci con rinnovato entusiasmo e decisione alla “scuola del Maestro” e facciamo nuova esperienza dei “suoi pensieri, parole, sentimenti, atteggiamenti, gesti, scelte… del Suo stile[6]. Questo è il cammino di vera conversione al quale ci invita la Quaresima. Questo è “lacerare il cuore e non le vesti”!

Facciamo memoria del nostro primo “” con il quale abbiamo aderito alla chiamata di Gesù a seguirlo più da vicino; facciamo memoria degli impegni che liberamente abbiamo accolto e pubblicamente professato con i voti di castità, di povertà, di obbedienza e di carità. Rimettiamoci come vere “discepole” alla sua sequela e purifichiamo in questo tempo di speciale grazia, che è la Quaresima, l’immagine Sua che deve riflettersi in noi.

Il Papa sogna una Chiesa “povera e per i poveri”, una Chiesa “povera e missionaria”.

Sogniamo anche noi una Congregazione “povera e per i poveri”, una Congregazione “povera e missionaria”, rigenerata prima di tutto in ognuna di noi.

Guardiamo in questo tempo, come dice il Papa, le nostre miserie materiali, morali e spirituali. Sottomettiamo la nostra vita ai valori del Vangelo e del carisma, e facciamo le purificazioni necessarie senza la paura del “dolore”, ricordando che “la vera povertà duole”, che la vera “spogliazione” duole, la vera “conversione” duole! Non serve una conversione all’acqua di rose, contenta con alcune penitenze comunitarie, alle volte ridotte al minimo, andiamo al cuore della cosa: alla conversione “dolorosa” della nostra vita!

Sorelle, il tempo è breve, lo sperimentiamo quando ci troviamo di fronte alla malattia e alla paura della morte! L’ho sperimentato anche io in questo tempo! Quindi, andiamo avanti tutte insieme, rimettiamoci alla scuola di Gesù, guardando solo Lui e a partire da Lui andiamo ai fratelli e alle sorelle a comunicare l’esperienza gioiosa e bella della misericordia, del perdono e dell’amore vero e sincero, l’esperienza dell’Amore trasformante e tenero di Dio, nel Suo figlio Gesù che, fatto uno di noi, ci amò sino alla fine. Il tempo è breve! Non lo sprechiamo in cose inutili, in parole inutili e in azioni inutili!

Invito tutte a riprendere in mano in questo tempo il Messaggio del Papa, e in modo speciale a riprendere le Costituzioni, particolarmente gli Art. 25 a 33, a meditarle, ruminarle, farle oggetto di confronto personale e comunitario; a organizzarvi come comunità tenendo presente gli Art. 34 e 37 delle Norme generali presenti negli Atti dell’XI Capitolo generale nella pag. 59-60, e a fare delle scelte secondo lo “spirito” e non secondo la “lettera”; scelte che ci aiutino alla conversione e non a conformarci solo con la pratica esteriore.

Aiutiamoci reciprocamente in questo cammino di conversione e di santità vera.

Possono aiutarci alcune domande, da riflettere sia personalmente come comunitariamente:

  1. Cosa esige l’espressione del Papa: “la Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”?
  2. Di quali “cose” ho bisogno di “spogliarmi”?
  • Nell’ambito materiale: quali cose inutili, superflue, non necessarie ho in camera, in ufficio, nella casa… (oggetti, indumenti, animali…)? Di quali potrei “spogliarmi” e solidarizzare con chi ne ha vero bisogno?
  • Nell’ambito morale: quali vizi e peccati sussistono in me e contaminano le mie relazioni fraterne e apostoliche (ironie, aggressioni verbali, parole e gesti di poca educazione e rispetto)? Di quali potrei “spogliarmi” per collaborare di più al bene comune?
  • Nell’ambito spirituale: quali cose rubano spazio a Dio e alla preghiera (idee, pensieri, sentimenti, attività, televisione, computer…), quali mi allontanano da Lui e dal suo amore? Quanto spazio occupa il “mio io egoico” priorizzando la mia volontà sulla Sua?

     3. Come uso dei beni materiali che la Provvidenza mi offre? Con quale senso di appartenenza e con quale trasparenza li gestisco?   Come rendo conto e metto a disposizione della Congregazione/comunità ciò che ricevo per donazione o per diritto (stipendi, pensioni, offerte, regali…), incarnando così la vita dei poveri e il vero spirito di famiglia?

    4. Il Papa dice: “diffido di una elemosina che non costa e che non duole”. Quale tipo di Vita religiosa, di povertà e di dono di me stessa scelgo nel quotidiano? Quella che “duole” o quella che “piace”?

    5. Come impegnarmi seriamente a rinnovare la Professione religiosa, e incarnare la povertà, sposandola, rendendola non solo affettiva, ma anche effettiva, per collaborare ad una Chiesa/Congregazione “povera e per i poveri e missionaria”?

 

Carissime sorelle, queste sono solamente alcune mie riflessioni che nascono dall’osservazione e dall’ascolto delle nostre realtà. Sono spesso motivo di preoccupazione guardando una Congregazione che si avvicina ai 100 anni di Fondazione e che ha una grande e bella missione nella Chiesa. La Congregazione dipende da ognuna di noi, da ogni piccola suora missionaria della carità. Quindi, auguro a tutte che questa Quaresima risvegli in ognuna l’amore a Cristo, l’amore alla Congregazione, l’amore alla vocazione liberamente ricevuta e accolta, l’amore fra di noi e l’amore ai poveri.

Che guardando Gesù e mettendoci umilmente e docilmente alla sua scuola arriviamo alla Pasqua rinnovate nella mente, nel cuore e nello spirito e offriamo alla Chiesa il dono della nostra conversione.

Maria Ss.ma ci accompagni in questo cammino. Lei che è stata sempre accanto al Figlio, sarà anche sempre accanto a noi per orientarci e incoraggiarci.

Saluto fraternamente, mi affido ancora alle vostre preghiere e siamo unite nel comune ideale della santità.

Vostra sorella in Cristo:

Sr. M. Mabel Spagnuolo

Superiora generale

Buenos Aires, 1 marzo 2014.


 

[1] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.

[2] PSMC, Costituzioni, Art. 27

[3] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.

[4] PSMC, Costituzioni, Art. 33.

[5] PSMC, Atti XI Capitolo generale, Decisione sullo stile di vita, n. 1, pag. 44.

[6] PSMC, Atti XI Capitolo generale, pag. 44.

 

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