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Riflessioni

Riflessioni (6)

 

“DA TORTONA AL MONDO, PROTAGONISTI DI UN SOGNO”

Giovani orionini: discepoli-missionari, gioiosi testimoni del Vangelo

(Riflessione della Superiora generale Sr. M. Mabel Spagnuolo)

 

 

 

Carissimi giovani orionini!

Sono veramente felice di essere oggi qui, in mezzo a voi, all’inizio di questo Incontro internazionale della Pastorale giovanile orionina, nel quale intendete fare un vero itinerario carismatico e un’esperienza orionina di identità, comunione e missione.

 

 Voi siete, nel cuore della Famiglia orionina, i figli prediletti, perché anche per Don Orione, i giovani sono stati sempre al centro della sua carità pastorale, della sua dedizione paterna e della sua speranza per il futuro della Chiesa e della società.

 

 Conosciamo bene il palpitare del suo cuore per i giovani, i suoi gesti e le sue parole infuocate di amore puro, di fiducia e di speranza nei giovani: “mi convinco sempre più che non si semina, non si ara mai in vano Gesù Cristo, nel cuore dei giovani”… “Cristo, presto o tardi, sempre risuscita nei giovani”… “i giovani sono il sole o la tempesta del domani”… e tante altre espressioni che sgorgavano dal suo cuore appassionato, perché Cristo sia conosciuto ed annunciato.

 

 Desidero, ora, condividere con voi, non tanto una riflessione teorica, ma, principalmente, qualcosa che scaturisce dalla mia esperienza orionina, da come sento e vivo Don Orione nel mio cuore di figlia sua.

 

“Protagonisti di un sogno”

Mi hanno molto colpito le parole che avete scelto come slogan di questo incontro, in particolare le ultime: “protagonisti di un sogno”.

 

Voi, giovani orionini di oggi, ma anche i giovani di tutti i tempi, passati e futuri, siete coloro che, con l’adesione al Vangelo e al carisma orionino, avete dato e date corpo, vita, forma storica, lungo i tempi e le culture, a un “sogno”; voi siete coloro che conservate “vivo” Don Orione, voi siete “Don Orione oggi”, perché siete voi i “protagonisti” di quel suo “sogno”, che mi sembra ben espresso in queste sue parole:

Io non vedo che un cielo, un cielo veramente divino, perché è il cielo della salvezza e della pace vera: io non vedo che un regno di Dio, il regno della carità e del perdono, dove tutta la moltitudine delle genti è eredità di Cristo e regno di Cristo[1].

 

Il “sogno” di Don Orione era la salvezza di tutte le genti, la costruzione del Regno di Cristo attraverso la carità, affinché “tutto sia instaurato in Cristo”. E di questo “sogno” siamo protagonisti noi tutti, figli e figlie suoi, ma in modo molto speciale, voi giovani, ragazzi e ragazze orionini!

 

Siete voi, i giovani, che oggi potete edificare questo regno di salvezza, di pace, di carità e di perdono. Siete voi oggi, protagonisti, e non “spettatori”, o semplicemente vittime di questi tempi in trasformazione, dove solo apparentemente ha vinto l’egoismo, l’individualismo, il materialismo, il relativismo, l’edonismo… Solo apparentemente, perché voi siete il segno e la prova di una realtà superiore, di una umanità nuova, che è già presente e germoglia, perché le parole di Gesù: “il Regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21b), sono una realtà in ognuno di voi, nelle scelte di vita che fate ogni giorno e che non avete paura di testimoniare, controcorrente, come Papa Francesco ci ripete con forza.

 

Sono state veramente entusiasmanti e, oggi, per noi, provvidenziali, le parole che Papa Francesco ha rivolto a voi, giovani, durante la veglia di preghiera, tenuta il 27 luglio 2013 a Copacabana:

sono i giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi… Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento… Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa… immergetevi in essa come ha fatto Gesù[2].

Il Documento di Aparecida dice: “i discepoli e i missionari di Cristo devono illuminare con la luce del Vangelo tutti gli ambiti della vita sociale… Se molte delle strutture attuali generano povertà, in parte si è dovuto alla mancanza di fedeltà agli impegni evangelici di molti cristiani”[3]. In questo senso, voi, giovani orionini, siete “sole o tempesta”; è questo il senso del vostro “protagonismo”, un protagonismo capace di trasformare le realtà, a partire dalla propria persona, dal proprio piccolo ambiente: “Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo…” (Mt 5, 13;14) vi dice oggi Gesù. Ma “se il sale perdesse il sapore”? se la “luce” rimanesse nascosta? Se i giovani si fermassero a “guardare dal balcone” il mondo? Chi porterebbe al mondo la bellezza, la gioia, la novità, il coraggio, la luce e la speranza, che solo vengono dal Cristo, trovato, seguito ed annunciato?

 

Questa è la via per essere oggi, ciò che voleva Don Orione, cioè, quella “profondissima vena di spiritualità mistica che pervada tutti gli strati sociali: spiriti contemplativi e attivi “servi di Cristo e dei poveri[4]; essere nel mondo, ma “senza essere del mondo” (Gv 15,19b). Come dice ancora il Documento di Aparecida (citando a sua volta il Documento di Puebla): “i fedeli laici e laiche, discepoli e missionari di Gesù, luce del mondo, sono uomini della Chiesa nel cuore del mondo, e uomini del mondo nel cuore della Chiesa[5].

 

“Discepoli-missionari” orionini

Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium approfondisce di più il protagonismo dei cristiani mettendo insieme l’essere “discepoli-missionari”: “ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari[6].

 

Allora, a cosa vi chiama questo protagonismo di discepoli-missionari orionini?

 

Vi chiama ad essere discepoli-missionari secondo uno stile specifico, una identità concreta, quella di essere figli e figlie di San Luigi Orione. Il vostro e nostro posto nella Chiesa, nella sequela di Gesù ha una chiara identità carismatica.

 

Siete discepoli-missionari orionini! Discepole-missionarie orionine! Avete un “nome” ma anche un “cognome” che vi identifica e vi qualifica!

 

Allora, questo discepolato e missionarietà hanno delle caratteristiche che vi rendono, non “anonimi”, ma “identificabili”. Dove c’è un giovane, una giovane orionini si rendono subito presenti i valori e le scelte che Don Orione ha fatto e che farebbe nell’oggi delle realtà, dove siete inseriti: nel lavoro, nello studio, nella famiglia, nella Chiesa, nella società, qualsiasi sia la vostra responsabilità.

 

  • Dove c’è un giovane o una giovane orionini si respira la carità, quella universale che si fa piccola con i piccoli e che dona a tutti il conforto e la misericordia di Dio, che non ha paura di “toccare la carne di Cristo nel povero”, con parole di Papa Francesco.
  • Dove c’è un giovane orionino si instaura la cultura della solidarietà, dell’inclusione, della compassione, perché “nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio[7].
  • Dove c’è un giovane orionino, discepolo-missionario, si trasmette la fiducia nella Divina Provvidenza e voi stessi vi fate “provvidenza”, vi fate “benedizione” per gli altri, irradiando nella vostra vita e con la vostra vita i valori del Regno: la giustizia, la verità, la riconciliazione, la pace, perché avete fatto di Cristo e del suo Vangelo il centro e il senso della vostra vita e delle vostre opzioni.
  • Dove sono i giovani orionini c’è Maria, la madre, il modello e la via sicura che ci porta a Gesù e ai fratelli. Con Maria siete forti nella fede, vi nutrite dalla Parola del Figlio, vi consolidate nella preghiera e nei sacramenti per essere poi testimoni coerenti e fedeli, come Lei.
  • Dove c’è un giovane, una giovane orionini si costruisce la Chiesa nella comunione, nella fraternità, nelle periferie dell’uomo e delle situazioni più dolorose e bisognose. Perché essere orionino, orionina è essere attivamente impegnato nella promozione umana e nella difesa della dignità di ogni persona; è essere impegnati con la vita fragile. Papa Francesco ha detto a voi, giovani: “Siamo parte della Chiesa, anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia… nella Chiesa di Gesù siamo noi le pietre vive, e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; ciascuno di noi è una pietra viva, è un pezzetto della costruzione…”[8].
  • Il giovane discepolo-missionario è sempre in permanente cammino di “sequela” del maestro, del quale è “discepolo”; è in permanente tensione evangelizzatrice e missionaria, per annunciare e portare tutti a Colui, che segue. “Il discepolo, fondamentato nella roccia della parola di Dio, si sente spinto a portare la buona novella della salvezza ai suoi fratelli. Discepolato e missione sono come le due facce di una stessa medaglia: quando il discepolo è innamorato di Cristo, non può non annunciare al mondo che solo Lui ci salva”[9].

 

“Gioiosi testimoni del Vangelo”

Finalmente, il giovane orionino discepolo e missionario è un “testimone gioioso”.

 

Giovani orionini, protagonisti del grande “sogno” di Don Orione: discepoli-missionari, sono, infine, “gioiosi testimoni del Vangelo”.

 

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia[10]. Con queste bellissime parole inizia l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

 

La “gioia” è, quindi, la nota distintiva del cristiano. Ma lo è in particolare dei giovani. I giovani sono naturalmente gioiosi, ottimisti, entusiasti, creativi… altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi.

 

La “gioia”, che è nel cuore di chi ama e segue Gesù, è già, in se stessa, uno strumento di evangelizzazione; il “sorriso”, che è espressione della gioia e della serenità del cuore, è un mezzo efficace per testimoniare la fede. Il Papa ha parlato ultimamente della “rivoluzione della tenerezza”, voglio aggiungere che c’è una “rivoluzione della gioia”, la “rivoluzione del sorriso”. Siamo portatori di quella gioia, che spesso manca nel nostro mondo, gioia che, spesso, si scambia con il frastuono delle discoteche, del banale divertimento, del possesso e del piacere… Noi siamo testimoni della gioia vera e perenne, che Gesù promette a chi rimarrà con Lui: “il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (Gv 16,22-23).

 

Lo dice bellissimamente il Documento di Aparecida: “la gioia che abbiamo ricevuto nell’incontro con Gesù Cristo, riconosciuto come il Figlio di Dio incarnato e redentore, desideriamo che arrivi a tutti gli uomini e donne feriti dalle avversità; desideriamo che la gioia della buona notizia del Regno di Dio, di Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, arrivi a tutti coloro che giacciono ai margini del cammino, chiedendo elemosina e compassione. La gioia del discepolo è antidoto di fronte ad un mondo intimorito dal futuro e sgomentato dalla violenza e dall’odio. La gioia del discepolo non è un sentimento di benessere egoista, ma una certezza che scaturisce dalla fede, che rasserena il cuore e rende capaci ad annunciare la buona notizia dell’amore di Dio. Conoscere Gesù è il miglior regalo che può ricevere ogni persona; averlo trovato è, per noi, la cosa migliore che ci è capitata nella vita, e darlo a conoscere con la nostra parola e con le opere è il nostro gaudio[11].

 

Sicuramente sentiamo già dentro di noi l’eco dell’esperienza di Don Orione, sentiamo la sua voce nel nostro cuore ripeterci oggi: “La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente moralmente deformi, ai lontani, ai più colpevoli, ai più avversi[12].

 

Se abbiamo detto che non può esserci un cristiano, un giovane cristiano, che non testimoni la gioia, possiamo quindi anche dire che non può esistere un orionino, una orionina, un giovane una giovane orionini tristi; la gioia di Gesù, della sua carità e misericordia, della sua salvezza è distintiva della nostra identità come figli e figlie di San Luigi Orione.

 

Don Orione è stato testimone di questa gioia, della gioia del Vangelo e l’ha trasmessa e richiesta sempre ai suoi figli e figlie, agli alunni, ai giovani, ai laici, possiamo dire, fino al suo ultimo respiro; gioia anche nelle difficoltà, nelle contraddizioni, nelle sofferenze, gioia invincibile, perché Gesù ha vinto ogni tristezza e ogni male. Lo vediamo così in questo frammento di lettera scritta il 12 marzo 1940, il giorno della sua morte, e con il quale voglio concludere questa condivisione:

 

Nobile signora,

Dio è il Padre celeste che tutto può e tutto vuol darci, purché Lo preghiamo e Lo amiamo, in semplicità e abbandono come pargoli.

Si direbbe che il Signore ci voglia, in un certo senso, sempre bambini, e sempre lieti, sereni.

Proprio così, il Signore si ama e si serve in santa letizia, non nella tristezza, ond’è che S. Francesco di Sales non credeva alla santità melanconica e triste, e soleva dire «Santo triste tristo santo».

Francesco d’Assisi poi non voleva solo la letizia, ma la perfetta letizia.

Ho conosciuto don Bosco, era sempre allegro e di buon umore, anche quando gli levarono la Messa.

E Santa Teresa diceva: «niente ti turbi». Così erano i nostri fratelli santi, e così dobbiamo sforzarci, vincerci ed essere pure noi: sempre contenti e lieti nel Signore!

E come non si potrebbe essere pieni di santa letizia se il Signore è vicino a noi e in noi? «Scrupoli, malinconia, via da casa mia», diceva S. Filippo”[13].

 

Carissimi giovani, siete all’inizio di questi giorni, in cui vivrete un’esperienza profonda di formazione, di comunione e di crescita nella sequela di Gesù nel carisma di Don Orione.

 

Siete qui, non per caso; avete risposto innanzitutto alla chiamata del Signore che, attraverso Don Orione, ha sintonizzato i vostri cuori con la carità del Cuore di Dio e con il cuore di Don Orione.

 

Siete qui, perché avete risposto all’invito ad essere “discepoli-missionari, gioiosi testimoni del Vangelo, protagonisti di un sogno”.

 

Vivete questi giorni con grande apertura allo Spirito Santo e con grande docilità a quanto Lui vorrà modellare in voi.

 

Vivete questi giorni con grande apertura agli altri giovani arrivati dalle varie realtà orionine nel mondo; maturate il senso della comunione ecclesiale e carismatica, rinforzate il vostro senso di appartenenza alla grande Famiglia orionina e costruite fra di voi santi vincoli di fraternità e di amicizia, che vi aiuteranno a non sentirvi mai soli nella costruzione del Regno, nel cammino verso una vita più santa, vera, buona e bella nella “rivoluzione della gioia”, nell’impegno e nella responsabilità storica che Gesù, la Chiesa e Don Orione, oggi affidano a voi.

 

Contate sempre su Maria, la Madre di Dio e nostra, la prima discepola-missionaria, la prima testimone gioiosa della Parola. Con Maria avrete sempre la forza per testimoniare la fede, senza compromessi, senza mezze misure; con Maria avrete il coraggio di “scendere dal balcone” e toccare la carne di Cristo nelle periferie dell’esistenza umana, con Lei avrete la gioia nel cuore per cantare il vostro Magnificat, per le meraviglie che l’Onnipotente farà nella vostra umiltà e piccolezza. Con Maria potrete trovare il vostro posto nella Chiesa e nella società, non avrete paura di rispondere con radicalità alla vocazione che Dio ha pensato per voi.

 

E contate anche su noi, sul nostro sostegno, sulla nostra fiducia, sulla nostra preghiera, sul nostro sincero affetto nel Signore.

 

Un pensiero va anche ai vostri animatori. A voi, religiosi e religiose, che accompagnate questi giovani. La pastorale giovanile non è un “lavoro”, un “servizio” come tanti altri, ma è un vero “privilegio”, perché a voi, Dio e la Congregazione vi affida nella persona dei giovani, il futuro, vi affida la speranza della Chiesa e della società. Giovanni Paolo II era felice fra i giovani e i giovani erano felicissimi con lui, diceva spesso che, accanto ai giovani, non si invecchia! Ed è vero!! Ma anche i giovani hanno bisogno di vedere in voi, religiosi gioiosi, discepoli missionari coerenti e fedeli, entusiasti e intraprendenti, aperti e vicini. Hanno bisogno di vedere la vostra testimonianza di amore alla vostra vocazione, di tensione alla santità, di dedizione radicale e autentica a Cristo, alla Chiesa e alla Congregazione. I giovani non hanno bisogno di, come si dice in spagnolo, “màs de lo mismo” (più dello stesso), ma di uomini e donne totalmente di Dio e del prossimo, di uomini e donne veri, capaci di “volare alto”, di “ideali grandi” per i quali vale la pena donare tutta la vita. I giovani guardano voi e vogliono trovare veri compagni di cammino nella sequela di Cristo.

 

Allora, Ave Maria e avanti, carissimi religiosi e sorelle, animatori e animatrici della Pastorale giovanile orionina. Avanti con speranza e con gioia, con la gioia che ci caratterizza come orionini e orionine. A voi (ma anche ai giovani e a tutti noi presenti) questo piccolo brano di una lettera di Don Orione a don Montagna, scritta dall’Argentina nel 1934, dove si rivela un Don Orione gioioso e ottimista. Ecco le sue parole:

Abbiamo da fare con i giovani e col popolo, - come li tireremo a Dio, se non siamo un po' allegri? Allegri in Domino, s'intende! Abbiamo dei chierici, del personale, dei sacerdoti, degli eremiti, - se saremo taciturni, pensierosi sempre, diventeremo loro pesanti, non faremo amare la Casa, la Congregazione: noi non siamo trappisti: noi siamo i gaudenti della Carità: noi siamo i santi dell'allegria. Guai se avremo sempre un fare e una faccia da quaresima! No, no, voglio star allegro e ballare in Domino anche in quaresima! Se saremo tristi, come faremo la felicità di chi sta con noi? Noi dobbiamo irradiare la gioia, la letizia di Dio, la felicità di Dio: far sentire che servire e amare Dio è vita, è calore, è ardore, è vivere sempre allegramente, - e che solo i servi di Dio sentono la pace gioiosa e il bene e la gioia santa della vita. Niente cappa di piombo, né su di noi né su chi sta con noi! Cantate! Suonate! Letiziatevi in Domino!: riempite la Casa di soave festosità. Servite Domino in laetitia! «Scrupoli e Malinconia via da Casa mia», diceva S. Filippo. Io voglio ballare, cantare, suonare anche da morto[14].

 

Voglio concludere ricordando un canto, molto conosciuto in Argentina, composto da una nostra suora, la Hna. Maria Julia Lorenzo: Ser Don Orione hoy (essere Don Orione oggi), perché penso che contenga in sintesi, ciò che voi, ciò che noi, siamo chiamati ad essere e a fare come orionini e orionine nella Chiesa e nel mondo oggi. Nel cantarlo insieme, rinnoviamo il nostro impegno e il nostro desiderio di essere autentici discepoli-missionari orionini, gioiosi testimoni del Vangelo:

 

 

Hubo un hombre que tenía el corazón lleno del amor de Dios, un corazón sin fronteras.

Que tenía la pasión por encontrar a Jesús en los demás, en todo aquel que sifriera.

Nunca retrocedió, cuando encontró el dolor, Él se abrazó a la Cruz, porque en ella vio a Jesús.

Y no es un hombre que pasó, ni su recuerdo quedó atrás,

pues Don Orione quiere estar, entre nosotros, hoy.

 

SER DON ORIONE HOY, ES ESCUCHAR SU VOZ

AMAR COMO ÉL AMÓ, VIVIR COMO ÉL VIVIÓ

CON LA MADRE DE DIOS, SIEMPRE EN EL TIMÓN.

 

Ser como él es buscar sin descansar, a los hombres que se van, y se alejan de Cristo.

Trabajar sin cansancio por llevar, a los brazos del Señor, a los que han perdido.

Es luchar por llevar, la luz de la caridad, para poder llenar los surcos que dividen.

Y sin dejar de ser quien soy y sin perder mi identidad, el desafío es lograr, ser Don Orione hoy.

 

Ser como él es amar y obedecer, con la fuerza de su fe, viendo a Cristo en el Papa.

Trabajar sin cansancio por vencer, lo que impide que esa fe, brille hoy en las almas.

Y no es cuestión de hablar, ni sólo es cuestión de hacer, es ser capaz de dar, la vida como Cristo.

Y en cada gesto entregar de nuestras almas lo mejor, mirando a Cristo que vendrá,

con su inmenso amor.

 

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[1] Don Orione, Scritti 63, 227.

[2] Papa Francesco, discorso durante la veglia di preghiera con i giovani, XXVIII GMG, Copacabana, 27 luglio 2013.

[3] Documento conclusivo di Aparecida, V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e del Caribe, Brasile, maggio 2007, n. 501.

[4] Don Orione, “Lo Spirito di Don Orione”, Vol. I, La nostra spiritualità, 1. Un programma di vita.

[5] Documento di Aparecida, n. 209.

[6] Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 120.

[7] Don Orione invia la sua voce “registrata” ai suoi benefattori e amici d’Italia, dall’America 1936, Scritti 80,170.

[8] Papa Francesco, discorso durante la veglia di preghiera con i giovani, XXVIII GMG, Copacabana, 27 luglio 2013.

[9] Benedetto XVI, Discorso inaugurale, V Conferenza generale dell’Episcopato Latinoamericano e del Caribe, Aparecida, 13 maggio 2007.

[10] Papa Francesco, Evangelii gaiudium, n. 1.

[11] Documento di Aparecida, n. 29.

[12] Don Orione, Scritti 63,227.

[13] Don Orione, lettera alla “Nobile Signora Ida Gallarati Scotti, Sanremo 12 marzo 1940, Scritti 44,145.

[14] Don Orione, lettera a don Montagna, da Victoria, 9 novembre 1934; Scritti 21, 179.

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Come educare i giovani alla “fiducia” nelle scelte vocazionali

di P. Amedeo Cencini

 

 


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