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Lunedì, 07 Aprile 2014 09:37

La Superiora generale ricorda il 50° Anniversario della morte di Madre M. Tarcisia dell'Incarnazione

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In ogni “inizio” c’è sempre una persona santa.

Ricordando Madre Maria Tarcisia dell’Incarnazione (Sacramentina)

nel 50° della sua morte – 6 aprile 1964/2014

 

Una grande fede, anzitutto, che ne illuminò e sostenne anche le ore più difficili, assicurandole sempre tanta serenità e pace; una inesauribile carica di umanità di cui erano preziose, continue espressioni il tratto semplice, schietto e affabile, la materna tenerezza per chiunque si trovasse nella sofferenza o nel bisogno, la sollecitudine delicata, pronta e generosa verso tutti; il suo inalterabile ottimismo, la ricchissima pietà Eucaristica… Quello che mi ha sempre colpito di più, avvicinando Madre Tarcisia, è stata la cordialità con cui accoglieva, creando subito e sempre un clima di letizia. Come mi avveniva tutte le volte che salivo a Sant’Alberto di Butrio da frate Ave Maria. E non poteva non stupire questa gioia abituale e profonda in chi aveva sulle spalle e sul cuore la croce tanto penosa della cecità”[1].

 

Carissime consorelle!

Non posso lasciar passare questo giorno in cui ricordiamo il 50° anniversario della morte di Madre Maria Tarcisia dell’Incarnazione, senza condividere con voi una breve riflessione a modo, innanzitutto, di ringraziamento al Signore per il dono che è stata la sua vita per tutte le PSMC, ma anche, come memoria viva di ciò che della sua figura è stimolo e incoraggiamento, ancora oggi, per noi, Missionarie e Sacramentine, che continuiamo il cammino della sequela di Gesù, in questo momento storico.

 

Le parole che ho voluto citare testualmente come inizio di questa riflessione nel ricordo di Madre M. Tarcisia, sembrano sintetizzare i tratti più caratterizzanti e preziosi della personalità di questa cara sorella nostra, la prima fra le Suore Sacramentine non vedenti, accompagnata dalla fiducia e dall’amore filiale verso il Padre fondatore San Luigi Orione.

 

Don Orione sapeva molto bene in quali mani e in quale cuore stava affidando gli inizi del nuovo ramo della famiglia delle PSMC. Come accade in tutte le iniziative di Dio, in ogni “inizio” c’è una persona “santa”, cioè una persona capace di accogliere con docilità, con generosità e con gioia, il Suo piano. Così Madre Tarcisia è stata quel “seme” buono dal quale doveva nascere, crescere e svilupparsi il nuovo “germoglio” di sorelle non vedenti adoratrici del Santissimo Sacramento.

 

A 50 anni dalla sua morte, credo che sia buono ricordarla in ciò che è stato di più significativo, fondamentale e decisivo per l’identità, per la peculiarità e per la missione specifica di questo Ramo all’interno del carisma orionino al femminile, soprattutto perché la sua vicinanza e relazione filiale e diretta con Don Orione, le hanno dato l’autorevolezza della genuinità, nella scoperta di ciò che Dio aveva fatto intuire a Don Orione.

 

Vorrei che in questa ricorrenza ricuperassimo i tratti più rilevanti e attuali della personalità di Madre M. Tarcisia, che ci aiutino, oltre che al “far memoria riconoscente”, a ricuperarli e ravvivarli oggi in noi, riaccendendo in tutte, specialmente nelle comunità delle sue figlie dilette sparse nel mondo, le Sacramentine non vedenti, la freschezza della consacrazione, la significatività e il fascino di una così bella vocazione.

Madre Tarcisia ha lasciato a tutte le PSMC l’eredità di una personalità bella fin dagli anni dell’infanzia ma resa ancora più straordinaria dall’amore di Dio, dalla familiarità con l’Eucaristia, dalla vicinanza alla Madonna. La sua vocazione l’ha vissuta in pienezza di dono, di amore e di apertura agli altri, con trasparenza e fedeltà.

 

Dice Elvira Rocca nel suo libro: “Gli accadimenti memorabili nella vita di Madre Tarcisia sono relativamente pochi. Ciò che la caratterizza soprattutto è la fedeltà alla vocazione. Una fedeltà sostanziata di semplicità e consapevolezza gaudiosa e sofferta insieme, radicata nella fede e nell’amore; una fedeltà vissuta; che lei ha alimentato pazientemente e gioiosamente, tutti i giorni della sua vita, come una vergine prudente che tiene pronta la lampada per la venuta dello Sposo. Questo è stato l’autentico contrassegno di tutta la sua esistenza[2].

 

Madre Tarcisia è stata un riflesso della bontà e della bellezza di Dio, e questo lo trasmetteva con tutto il suo essere e fare: nei doni di natura e di grazia, nelle parole, nei gesti, nel comportamento, nella preghiera, nelle relazioni. È questa la sua bellezza: “con la sua cordialità e gaiezza era l’anima della ricreazione; durante la recita dell’Ufficio del SS. Sacramento la sua bella voce imprimeva al coro un tono gradevole e un ritmo cadenzato senza affettazione, per cui la salmodia era scorrevole per chi l’ascoltava e muoveva a devozione[3].

 

Una donna contemplativa e attiva nella quale non si trovavano ombre di dualismi, doppiezze, falsità… Una donna vera! Una donna libera! Una donna felice! Così, Madre Tarcisia, infondeva nella comunità il clima favorevole per la fraternità sincera, per l’entusiasmo, per l’amore alla santità, l’aiuto vicendevole, la gioia della vocazione.

 

Si sente dalle testimonianze e dalle parole stesse di Madre Tarcisia, il suo senso di appartenenza alla Famiglia delle PSMC, il suo amore alle “sorelle missionarie”, come spesso le chiamava, la cordialità, la gratitudine, la carità verso di loro, in spirito di unità, di collaborazione e di armonia. Questa delicatezza fatta di parole e di opere. Leggiamo ancora Elvira Rocca: “Nei due anni che la comunità trascorse a San Bernardino diede prova di non comuni virtù. Durante il giorno pregavano e lavoravano senza posa. Alla sera, Suor M. Tarcisia e Suor M. Eugenia, invece di recarsi al riposo all’ora consueta, si fermavano in cappella a pregare, anche per un motivo di carità. Poiché alcune Missionarie, costrette al disimpegno delle loro opere assistenziali, rincasavano piuttosto tardi, esse le attendevano pazientemente e, quando tutte erano rientrate, chiudevano la porta e andavano a letto contente[4].

 

La sua personalità aveva certamente contribuito molto positivamente allo sviluppo del nascente Ramo, e di conseguenza inondava l’ambiente e contagiava le altre sorelle Sacramentine. Ma, sono molte le testimonianze che fanno capire come tanti: laici, sacerdoti, religiose, le stesse sorelle Missionarie, andavano dalle Suore Sacramentine ben volentieri, sentendo la loro comunità come un posto, direi, quasi “sacro”, dove si trovava Dio sia nella preghiera e adorazione, sia nell’accoglienza di Madre Tarcisia e delle altre Sacramentine. Leggiamo ancora: “l’afflusso dei visitatori alla casa del Groppo era diventato notevole, tanto che qualcuno aveva fatto notare a Don Orione come ciò potesse diventare disdicevole per le Suore, che risultavano un po’ troppo “esposte”. Ma lui rispondeva con tutta semplicità: “Lasciate che le vedano. La loro serenità è un apostolato di bene”. E Madre Tarcisia divenne veramente “maestra” in tale apostolato. Nonostante che le sue giornate fossero occupate dagli impegni connessi con l’osservanza della Regola e con il suo compito di “superiora”, lei era sempre disponibile a ricevere i numerosi visitatori che venivano per raccomandarsi alle sue preghiere o per ricorrere al suo consiglio[5].

 

Tante altre testimonianze al riguardo si potrebbero raccogliere: il suo viso sempre sorridente, il suo parlare vivace ed espressivo, la sua bontà e comprensione, la sua intelligenza e saggezza, il suo modo garbato, sereno, discreto, gentile e materno; la sua cortesia, sensibilità e delicatezza nel ricevere tanto i ricchi come i poveri senza distinzione; la sua gioia, gentilezza sincera e amorosa, il suo ottimismo espresso sempre con parole di speranza e di sollievo, nelle quali si sentiva la presenza del Signore. E tantissime altre virtù che la rendevano una vera donna di Dio.

 

Oggi, quando la Vita religiosa si interroga sul presente e sul futuro, di fronte alle tante difficoltà che ci si presentano ogni giorno; quando anche noi ci interroghiamo come congregazione sul modo di rendere sempre vivi, attuali e significativi il nostro carisma e la nostra identità; quando siamo seriamente impegnate nel rendere concreto uno “stile di vita” più evangelico, più fraterno, più umano e più missionario, troviamo proprio nell’esempio di vita di Madre M. Tarcisia, un modello veramente attuale di come rendere la vita “attraente”, bella, vera, buona.

 

Leggiamo: “La vita trascorreva così dolce e serena, e sull’orizzonte già si profilavano altre aspiranti, che domandavano di poter entrare a far parte della piccola famiglia[6]. Certamente, come ho già detto prima, in ogni “inizio” c’è sempre una persona “santa”. Perché dove c’è la santità di vita c’è Dio; dove c’è santità e purezza di vita è più tangibile la bellezza di Dio. Come abbiamo già sentito ripetere: “la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”, così pure la Vita religiosa, la nostra Congregazione, le nostre comunità missionarie o sacramentine, cresceranno unicamente per “attrazione”.

 

Sono certa che, ricordare Madre Tarcisia in questo giorno, è per noi una Provvidenza e una sfida. Una Provvidenza perché nella memoria della bellezza e santità della sua vita possiamo rinnovare la gioia e la bellezza della nostra propria chiamata vocazionale. Una sfida, perché Madre Tarcisia ci invita ad un sempre maggiore impegno a vivere la nostra vocazione con coerenza e radicalità, con fedeltà e amore, con generosità e apertura; la sua vita è per noi una “santa provocazione” ad incarnare e testimoniare la gioia di essere di Cristo, la bellezza della preghiera e della comunione e l’ardore dell’annuncio.

 

Se in ogni “inizio” Dio suscita persone “sante” per realizzare la Sua opera, anche queste ci vogliono per dare continuità all’opera di Dio. Oggi le nostre comunità hanno bisogno della nostra santità. Così renderemo gloria al Signore, renderemo onore a chi ha camminato prima di noi e renderemo testimonianza davanti al mondo dell’amore di Cristo e della forza della sua Redenzione.

 

Grazie Signore per il dono di Madre M. Tarcisia! Lei, dal cielo, interceda per noi!

Saluto fraternamente ognuna con affetto nel Signore e rimaniamo unite in ogni Eucaristia.

 

                                                                                                       Sr. M. Mabel Spagnuolo

                                                                                                    Superiora generale

Roma, Casa generale, 6 aprile 2014.

 

Sacrica il contenuto del messaggio:

pdf  Ricordando Madre M. Tarcisia dell'Incarnazione. Di Madre M. Mabel Spagnuolo (356.41 kB)

 


 

[1] Rocca Elvira, Madre Maria Tarcisia dell’Incarnazione sacramentina non vedente, Prefazione di Don G. Zambarbieri, pag. 18, Edizioni Don Orione Tortona, 1979.

[2] Ibidem, pag. 56.

[3] Ibidem, pag. 71.

[4] Ibidem, pag. 80.

[5] Ibidem, pag. 88.

[6] Ibidem, pag. 81

 

 

 
Letto 3336 volte Ultima modifica il Lunedì, 07 Aprile 2014 10:55