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Polonia, 14 – 20 giugno 2009


OPERE DI CARITÀ, “FARI DI FEDE E DI CIVILTÀ

Scopo specifico e identificante delle opere di carità è che siano fari di "fede e di civiltà"


di SUOR MARIA MABEL SPAGNUOLO



Iniziamo con questa riflessione il Convegno orionino delle Opere di pastorale della carità, con il quale vogliamo dare continuità a quello svoltosi a Genova, nel giugno del 2008, riprendendo il tema “Fari di fede e di civiltà”, ora applicato alle Opere di carità e di promozione umana, nelle quali sono attualmente impegnate le due Congregazioni dei Figli della Divina Provvidenza e delle Piccole Suore Missionarie della Carità.  (continua...)

 

 


 

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Mercoledì, 01 Maggio 2013 17:22

Filippine: Il dolore dietro al sorriso

(Sr. M. Mabel Spagnuolo – maggio 2009)

 

Sono stata recentemente e per la prima volta nelle Filippine, per visitare la Comunità delle nostre Suore che, da cinque anni, offrono la loro vita in quella lontana missione.Tante sono state le impressioni e forte l’esperienza man mano che le missionarie mi introducevano nella realtà filippina.Se dovessi definire le Filippine con poche parole direi: sono il dolore dietro al sorriso…  (continua...)

 

 


 

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Approfondendo la Decisione sullo Stile di Vita Atti dell'XI CG


Ripartire da Cristo e fare esperienza di Lui e dei suoi pensieri, parole, sentimenti,
atteggiamenti, gesti, scelte… del Suo stile. Ciò attraverso lo studio, la meditazione del Vangelo,
come “prima regola di vita” (Cost. art. 8), la Lectio Divina, ecc., che porti all’annuncio profetico
in una prospettiva trascendente ed incarnata nella realtà.

 (Dimensione profetica: n° 1 – pag. 44)


Questa prima caratteristica del testo sullo stile di vita che troviamo negli Atti, ci sta collocando subito nella direzione giusta, ci sta orientando verso il “centro vitale” e sull’unica motivazione della vita religiosa. Il Capitolo, analizzando la realtà della Congregazione, ha riconosciuto che, spesso, tante delle difficoltà, delle demotivazioni, degli scoraggiamenti e, purtroppo, delle defezioni sofferte in questi ultimi dieci anni, hanno la sua origine nella perdita dell’orizzonte cristologico, nella perdita della centralità di Cristo.

Frequentemente le attività occupano una grande parte del nostro tempo, delle nostre energie, pensieri e preoccupazioni e, spesso, “sacrifichiamo” la vita comunitaria, la vita di preghiera, la vita spirituale, lo studio, il riposo… perché prevalgono le urgenze apostoliche.

Lo stile di vita che il Capitolo ha voluto riproporre a tutte noi, PSMC, è radicato nella vocazione battesimale, nell’inserimento nella Vita in Cristo e, quindi, è uno stile profondamente e decisamente cristocentrico. Perciò siamo stimolate con forza a “ripartire da Cristo e fare esperienza di Lui”.

Possiamo domandarci: “allora, cosa abbiamo fatto fino adesso?” Certo! Non ci sono dubbi che tutte stiamo dando la vita per Gesù, spendendo tutte le nostre forze ed energie per Lui, però, il rischio è quello dell’abitudine… della routine… nella quale, essendo tutto scontato e ovvio, si può finire di cadere in una pericolosa “inerzia o paralisi spirituale”, priva di iniziativa, di entusiasmo, di creatività apostolica e di una vera “esperienza” della persona di Gesù: Sposo, Maestro, Amico, Salvatore.

Ripartire da Cristo” vale a dire, “ripartire come Cristo”, cioè, con il suo stesso “stile di vita”. Gesù, chiamando i primi discepoli, li ha invitati con le parole: “Venite e vedrete” (Gv 1,39). Che cosa sono stati invitati a “vedere”? A vedere Gesù, a vedere dove abitava, a vedere come viveva, come si comportava, relazionava, pregava, amava, a vedere le sue scelte, i suoi atteggiamenti… cioè, ad imparare” il suo “stile. Così anche noi, siamo state chiamate alla Sua “sequela”, per incarnare il suo “stilecon la variante particolare del carisma orionino.

Per realizzare questo, la Chiesa e la Congregazione ci offrono, in ogni tempo e circostanza, tanti strumenti e mezzi, in primo luogo il Vangelo che, come dice l’art. 8 delle nostre Costituzioni, citando Don Orione, è “la nostra prima regola di vita”. L’impegno di “Ripartire da Cristo” coinvolge ognuna di noi, in qualsiasi età, condizione o servizio.

Rinnoviamo l’amore a Gesù, l’amore alla nostra vocazione, dicendo con Don Orione: “ora comincio!” mettendo Cristo al centro, prendendo fra le mani, con rinnovato entusiasmo, la Parola di Dio, ruminandola e assaporandola “attraverso lo studio, la meditazione, la Lectio Divina, che porti all’annuncio profetico in una prospettiva trascendente ed incarnata nella realtà”. Così “diventeremo” Gesù, vivendo il suo stesso stile di vita.

 


 

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Approfondendo la Decisione sullo Stile di Vita Atti dell'XI CG


Imparare alla scuola del Maestro il Suo stile umano e dialogante, che va incontro all’altro,
che legge con visione sapienziale i segni dei tempi e risponde con audacia profetica
ai gemiti del suo popolo con speranza, fiducia e gioia.


 (Dimensione profetica: n° 2 – pag. 45)


L’orizzonte cristologico, nel quale ci ha situato il numero precedente, si impara unicamente “alla scuola del Maestro”. Il nuovo stile di vita non è altro che lo “stile” del Maestro, lo “stile” di Gesù. È quella “bellezza sempre antica e sempre nuova” che scoprì Sant’Agostino e che determinò la sua conversione.

Ma questo numero della Decisione ci da delle indicazioni molto chiare: “imparare il Suo stile umano”. Gesù è l’incarnazione umana del Verbo, è l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione della persona umana. In Gesù non ci sono dualismi, contrapposizioni né ambiguità… Gesù è vero Dio ed è vero uomo! In Lui, l’amore di Dio per l’umanità ha raggiunto la sua espressione suprema: “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-7); Gesù si è fatto uno “di” noi, uno “con” noi elevando la nostra natura umana alla sua massima dignità.

Quindi, parlare dello stile “umano” di Gesù è parlare dei sentimenti e degli atteggiamenti che le sono propri. Saremo più sante, quanto più umane ad immagine dell’umanità di Gesù; saremo più umane, quanto più sante ad immagine della santità di Cristo.

Ma il testo continua dicendo: “imparare il Suo stile dialogante”. In questo senso Gesù ci insegna il vero “dialogo” con Dio e con l’uomo, che nasce dalla capacità di “ascolto/silenzio” di fronte a Dio e all’altro. In Gesù l’atteggiamento di “dialogo” delinea uno stile di “relazionarsi” con Dio e con gli altri. Spesso noi parliamo, proferiamo tante parole, tanti discorsi, alle volte anche tante sentenze, opinioni, consigli… di fronte a Dio e agli altri, però esercitiamo poco, molto poco, il vero dialogo. Abbiamo grande difficoltà di rimanere in silenzio e ascolto di fronte alla sorella, al fratello, al bambino, al povero, all’anziano, di fronte agli eventi, alla storia… grande difficoltà di ascoltare libere da pregiudizi, da risposte pre-concepite e stereotipate, senza impazienza, senza premura… Abbiamo veramente bisogno di “imparare alla scuola del Maestro”, lo svuotamento e la libertà, che sono l’unica porta che ci apre a Dio e all’altro. È l’atteggiamento di silenzio e di dialogo di Maria nell’Annunciazione, nella Visitazione, a Cana di Galilea, ai piedi della Croce, nel Cenacolo con i Discepoli…

Perciò lo stile dialogale è uno “stile che va incontro all’altro” non “contro” l’altro. Tutto ciò che ci allontana dall’altro o ci divide è estraneo allo stile umano e dialogante di Gesù, allo stile di Maria e, per noi, allo stile di Don Orione, che è stato un santo di una squisita umanità e sensibilità storica e di una capacità di ascolto e di dialogo edificanti.

Allora, se riusciamo a modellare in noi una “personalità umanizzante e dialogale” potremo sviluppare “l’occhio sapienziale”, la sensibilità di fronte alle nuove povertà e ai segni dei tempi, la prontezza per venire incontro ai gemiti del popolo e attualizzare, con senso profetico, il nostro Voto di Carità: essendo “nella Chiesa un segno vivo, vitale ed esemplare della carità di Dio” (Cost. Art. 46) e “rispondendo con rinnovata audacia, con speranza, fiducia e gioia” alle sfide di oggi.

 


 

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Approfondendo la Decisione sullo Stile di Vita Atti dell'XI CG


Essere discepole capaci di docibilitas in ogni età, stagione, ambiente e contesto umano,

in un processo continuo per lasciarsi istruire da qualsiasi frammento

di verità e bellezza che trova intorno a sé (cfr. RdC15, pag. 66)


(Dimensione profetica: n° 3 – pag. 45)


Questa caratteristica dello stile di vita, ci introduce subito nell’approfondimento del concetto di “docibilitas”, tanto utilizzato ultimamente negli ambienti e negli incontri formativi, è pure, presente nel nostro Piano generale di formazione. Non si tratta di una mera innovazione o rinnovamento del “linguaggio” ma di una vera trasformazione delle dinamiche e dei metodi di formazione

Allora non possiamo riflettere su questo punto senza dire una parole sulla Formazione, e in particolare la Formazione permanente. In nessun ambito della vita umana, si può oggi pensare di avere buoni e positivi risultati implementando una Formazione contenutistica, comportamentale, quantitativa e ripetitiva.Dobbiamo a questo punto anche riconoscere che non poche persone nella Vita consacrata oggi manifestanole conseguenze di una formazione che ha tenuto poco conto del “singolo”, formando unilateralmente le persone e, in certi casi, generando spiritualismi, dualismi e un infantilismo religioso incapace oggi di aprirsi a nuove forme, nuovi orizzonti, nuove proposte, nuovi stili. Questo non intende assolutamente fare dei giudizi morali sulla santità o bontà delle persone, ma si tratta solo di una costatazione storica e realistica.

P. Cencini, ha sviluppato molto bene e con grande chiarezza nei suoi vari libri, l’urgente esigenza di trasformazione che il nuovo umanesimo ha posto ai metodi formativi e all’accompagnamento dei processi delle diverse tappe della Vita consacrata.

L’essere e sentirci “discepole” ci inserisce subito nel dinamismo permanente della sequela attiva di Gesù, che non ha sosta, né termine, né “lauree”, mentre duri la nostra esistenza. Perciò il saperci, sentirci ed essere “discepole” significa vivere in permanente processo formativo sui passi di Gesù e di Don Orione, fino alla morte. In questo modo la Professione perpetua dei voti non significa assolutamente un “arrivo”, ma appenal’inizio di una “nuova tappa” di maggiore impegno, di maggiore consapevolezza e di maggiore cura della vocazione ricevuta e della necessità di maturare un amore sempre più adulto, libero e profondo verso Dio e verso i fratelli e le sorelle, “capaci di docibilitas".

Allora, la “persona docibilis è l’individuo che ha «imparato a imparare», e che dunque proprio per questo continuerà la propria formazione ogni giorno della sua esistenza, in qualsiasi ambiente e fino all’ultimo giorno della vita e con qualsiasi persona. Si tratta di una disponibilità attenta e intelligente, motivata e intraprendente, tipica di chi non riduce la propria FP ad alcuni momenti istituzionali o al semplice aggiornamento, né a quel che altri programmano per lui, ma di chi si sente e si rende primo responsabile di essa e ha scoperto che ogni situazione (anche i fallimenti), ogni stagione esistenziale (anche la mezza e tarda età), ogni persona (non solo i santi) può esser strumento, momento e mediazione di crescita”. (1)

Verifichiamo la propria “capacità di docibilitas”, confrontiamoci e scopriamo se si nascondono in noi i segni di passività, di non coinvolgimento, di orgoglio, di credere che “ormai” abbiamo già imparato tutto… 

Domandiamoci se siamo veramente “persone docibilis”, se stiamo sul cammino del discepolato, nell’umiltà di lasciarci “istruire da qualsiasi frammento di verità e bellezza che trova intorno a sé”, non importa da dove o da chi venga: da una consorella o da un laico, da un giovane o da un’anziano…

Scopriamo con quale movimento interiore (ed esteriore) accogliamo la parola dell’altro, un suggerimento o osservazione, un cambio inaspettato nei nostri piani, una contrarietà o una frustrazione?La serenità, la disponibilità, il ringraziamento sono indicatori inconfondibili di una “persona docibilis” e “discepola”. E tu, dove ti trovi?

 


(1) A. Cencini, Formazione permanente e modello dell’integrazione, Rivista Tredimensioni 2(2005) 276-286.

 

 

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Approfondendo la Decisione sullo Stile di Vita Atti dell'XI CG


Organizzare e pianificare "laboratori" con i laici per essere capaci, alla luce del carisma,

di leggere i segni dei tempi e di discernere, avendo particolare attenzione ai poveri,

agli impoveriti di oggi, agli esclusi e ai più indifesi.


(Dimensione profetica: n° 4 – pag. 45)


Questo punto ci colloca oggi, non di fronte ad una riflessione teorica, ma nell’ottica della progettualità. Ogni contenuto e riflessione hanno bisogno di essere trasformati in “scelte” concrete, in “azioni”, in “realizzazione”, per non rischiare di rimanere come “lettera morta”, come astrazione dialettica disincarnata.

La cultura, la società, gli stili di vita, solo si trasformano e si rinnovano quando le idee, le dottrine, le “parole” prendono forma storica concreta nella vita, nelle strutture, delle abitudini, negli atteggiamenti, nelle scelte delle persone e dei gruppi. Non è altro che la stessa pedagogia che Dio ha attuato nel Mistero dell’Incarnazione: “la Parola si fecce carne” (Gv 1,14), il “Verbo” entra nella storia umana e prende forma umana, tutte le prerogative della Trinità assumono forma concreta, visibile e comprensibile per noi, attraverso l’umanità di Gesù: il suo stile, le sue scelte, i suoi gesti, il suo modo di vivere, di relazionarsi con il Padre e con i fratelli…

Perciò, questo punto della Decisione sullo Stile di vita è un invito a “organizare e pianificare”, ad abilitarci, attraverso l’esperienza dei “laboratori”, ad un nuovo approccio con la realtà alla quale siamo inviate, come discepole, ad evangelizzare.

Approfondire il Vangelo e il carisma orionino è fondamentale per avere chiarezza sulla nostra vocazione e missione come cristiane e come orionine, però una vocazione e missione che non è esclusiva, non è una nostra “proprietà privata”, ma allargata, condivisa, compartecipata con i laici, anche loro chiamati ed inviati, missionari e orionini.

I laici sono un grande dono del Signore e sono una enorme ricchezza per la loro sensibilità alle vicende del mondo, per la loro creatività e per il loro peculiare vissuto del carisma “da laici”. Mentre in noi la tendenza, spesso, è quella di “chiuderci”, i laici, invece, ci spingono sempre al coraggio di “aprirci” e avvicinarci “ai poveri, agli impoveriti di oggi, agli esclusi e ai più indifesi” con un’ottica diversa.

Perciò è molto importante programmare e organizzare insieme “laboratori” che ci aiutino ad aprire la riflessione sull’attualità del carisma e della nostra missione di evangelizzazione e promozione umana. Queste istanze ci aiuteranno a maturare nella docibilitas anche di fronte alle scelte pastorali: “capacità di lasciarsi interrogare e provocare di fronte alle sfide della Chiesa e al grido dei poveri in un mondo in continuo cambiamento… in un atteggiamento di costante conversione pastorale”(1).

Leggiamo ancora negli Atti: “apertura di mente e cuore ai cambiamenti epocali a livello politico, socio-culturale ed ecclesiale, e l’attenzione continua ai segni dei tempi e al mondo dei poveri e dei giovani”(2). Allora, creare spazi e tempi sistematici per approfondire, insieme ai laici, il Progetto apostolico (PAI), imparare e fare discernimento sulle nuove sfide che ci si presentano oggi nelle varie realtà dove siamo inserite come PSMC, abilitarci ad avere uno sguardo più profondo e contemplativo della storia, delle vicende dell’umanità, per imparare a fare una serialettura dei segni dei tempi, in ogni luogo, in ogni cultura. Tutto orientato a fare delle scelte apostoliche concrete, con stile nuovo e con metodi nuovi: “Alla testa dei tempi e non alla coda…”.


(1) PSMC, Atti XI Capitolo generale, Decisione sullo stile di vita, pag. 44.

(2) Ibidem

 

 

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Martedì, 19 Febbraio 2013 11:20

Filippine: Invio Missionario

12 febbraio

 

Alla fine del mese di gennaio, la comunità "Nostra Signora della Sapienza" di Quezon City a Manila, ha celebrato l'invio missionario della suore partite per la nuova comunità di Marinduque che presto verrà aperta: Sr. M. Graciela Pettiti e Sr. M. Felipa Tolentino insieme ad un'aspirante. Nel corso della cerimonia sono state consegnate alle missionarie la croce e la luce affinché con la loro testimonianza possano continuare ad annunciare il Vangelo.  

11 febbraio

anteprima"Nell'evento della Croce e della Rissurezione,

l'Amore di Dio ha redento il mondo

e ha illuminato la storia.

(cfr. Messaggio del Papa per la Quaresima 2013)

"Carissime sorelle,

Siamo ancora avvolte dalla serena dolcezza del tempo natalizio e, dopo un breve passaggio nel Tempo ordinario, la Quaresima ci apre le porte all’itinerario di riflessione e di purificazione, che ci preparerà alla celebrazione del più grande Mistero della nostra Fede: la Pasqua di Gesù.

Non è indifferente il fatto che, questo anno, la Quaresima sia inquadrata nel contesto dell’Anno della Fede, proposto a tutta la Chiesa dal Papa Benedetto XVI. Un vero cammino quaresimale, una vera inserzione nel Mistero della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, si può avverare con buoni e veri frutti spirituali di autentica carità, solo nell’esperienza di una fede profonda e autentica.”

 

italia  pdf Circolare Quaresima (302.24 kB)

polonia  pdf Orędzie na Wielki Post (403.56 kB)

brasile  pdf Mensagem Quaresma (203.03 kB)

spagna  pdf Mensaje para Cuaresma (307.95 kB)
Martedì, 19 Febbraio 2013 09:53

XXI Giornata Mondiale del Malato

11 f ebbraio

Nel giorno in cui ricordiamo la ricorrenza della prima apparizione della Beata Vergine Maria a Bernardette Soubirous nella grotta di Massabielle, a Lourdes, si celebra la XXI Giornata Mondiale del Malato.

Un pensiero particolare ed una preghiera per tutti i malati e i sofferenti che le PSMC hanno la gioia di assistere e di servire ogni giorno nelle loro opere.

Di seguito il Messaggio del Santo Padre per questa ricorrenza e una riflessione sul suo contenuto. 

 


 

pdf  Messaggio del Papa (108.65 kB)

pdf  Riflessione alla giornata del malato (247.86 kB)

 

11 febbraio

Venerdì 8 febbraio in via Etruria (Roma), si è riunita la Segreteria operativa generale del Movimento Laicale Orionino.

Dopo un momento di preghiera i lavori sono iniziati con la stesura del documentounico che unisce, dopo il riconoscimento di Associazione Pubblica di fedeli Laici del MLO da parte della Congregazione per la Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica (CIVCVSA) avvenuta il 20 novembre 2012, lo Statuto e la Carta di Comunione.

I lavori sono quindi proseguiti con la preparazione dell’Assemblea generale del MLO che si terrà a Montevideo – Uruguay a ottobre 2013, e con  l’adesione all’iniziativa in favore e a difesa della vita umana denominata “uno di noi” che prevede una vasta raccolta di firme per chiedere alla Commissione Europea il riconoscimento dell’embrione come vita umana. Un atto non solo formale, ma che ci impegna come MLO, a vivere e testimoniare il carisma di Don Orione nel mondo impegnandoci ll’interno della Chiesa, in sintonia a anche con il messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 35a  Giornata Nazionale per la vita “Generare la vita vince la crisi”.

 

Armanda Sano