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Martedì, 30 Novembre 2021 09:57

Circolare di Avvento 2021

All'inizio di un nuovo anno liturgico, la Superiora generale pubblica la Circolare per il Tempo di Avvento 2021, una nuova opportunità  "... di rivivere il grande mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e di aprirci le porte a un nuovo anno".

Pubblicato in 2021
Lunedì, 24 Novembre 2014 09:49

Avvento 2014

 


“Maria, Tu porta dell’Avvento!”


CARISSIME SORELLE,

Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15,13).

Con questo augurio paolino e con questi sentimenti di speranza, voglio salutare ognuna di voi, in questo tempo in cui ci prepariamo alla celebrazione del grande mistero dell’Incarnazione di Cristo.

 

Arriviamo alle porte dell’Avvento sentendo ancora vivamente il clima di speranza vissuto attraverso la celebrazione delle varie Assemblee, in modo del tutto particolare, quella generale, appena conclusa a Buenos Aires. Per questo motivo ho pensato di non perdere questo prezioso momento storico, e unire la consueta circolare di Avvento alla presentazione delle conclusioni, che sono state il frutto dell’Assemblea generale, proponendo alla riflessione di tutte le PSMC, alcuni punti di particolare e vitale rilevanza per la nostra vita.

 

Certamente la nostra riflessione si vede provvidenzialmente arricchita dai due eventi, che orienteranno la nostra vita in questo anno 2015, ormai alle porte: l’anno della Vita consacrata e il Giubileo dei nostri 100 anni di fondazione.


Tutto conduce i nostri cuori su sentieri di speranza, di gioia, di gratitudine e di rinnovato entusiasmo e impegno. Inoltre, per quattro delle nostre Province religiose, l’inizio dell’anno indica anche l’inizio del triennio per un nuovo gruppo di governo e animazione. Tempo di grande sfida per ognuna di noi!


L’ASSEMBLEA GENERALE

Tutte avete seguito con preghiera e con aspettativa lo svolgimento dell’Assemblea generale, celebrata dal 6 all’11 ottobre a Buenos Aires. Ringrazio, a nome di tutte, per i tantissimi e sinceri auguri, che ci avete fatto pervenire e che ci hanno fatto sentire la vostra vicinanza e spirito di comunione.


Posso dire, facendomi eco di quanto hanno sperimentato le partecipanti, che è stata un’esperienza dello Spirito Santo, in forte clima di preghiera, di riflessione, di fraterno scambio, di rispetto e di comunione nella diversità. Questo ha favorito il ritrovarci serenamente nel discernimento di quanto oggi occorre alla nostra Famiglia religiosa, per vivere in autenticità e santità di vita la vocazione orionina in questo momento storico così complesso e ricco di possibilità.


Le conclusioni dell’Assemblea non sono un semplice documento teorico, che potrebbe rischiare di “aggiungere” più parole a quelle, già abbondanti, che abbiamo. È stato, invece, identificato un processo e un itinerario per i prossimi tre anni, per tutte le PSMC, che ci aiuterà ad “essere «discepole-missionarie» secondo il nuovo stile individuato dall’XI Capitolo generale e dalle esortazioni continue della Chiesa, attraverso il magistero di Papa Francesco, per rinvigorire l’identità carismatica come consacrate orionine, nel clima di speciale grazia che scaturisce dalla celebrazione dei 100 anni di Fondazione1.

Siamo arrivate all’elaborazione di questo itinerario, dopo un’attenta riflessione e discernimento delle varie realtà presentate attraverso le Assemblee provinciali e regionali, cercando di offrire, a tutta la Famiglia religiosa, un processo che risponda ai bisogni e ai desideri convergenti e a quelli specifici. Inoltre, l’Assemblea, ha identificato alcuni aspetti fondamentali (nuclei) da tener presenti nell’animazione del triennio a tutti i livelli: la dimensione sponsale della nostra VC, la formazione alla libertà, al discernimento, alla capacità di decidere e alla progettualità, la “rifondazione della carità” (IV voto), la “rivoluzione della tenerezza”, il ritorno alle fonti carismatiche, l’abilitazione alla lettura dei segni dei tempi, la localizzazione del PAI e la rivitalizzazione della Pastorale giovanile vocazionale2.


L’enfasi è stata messa, soprattutto, nella necessità di “rifondare” alcune strutture prioritarie, affinché la trasformazione e il rinnovamento del nostro stile di vita possa diventare una realtà concreta: la formazione a tutti i livelli, l’animazione, l’accompagnamento personalizzato e la rivitalizzazione della vita spirituale, riscoprendo in tutto la vitale e decisiva importanza che ha la “risposta” e “l’impegno” personale di ognuna di noi.


Dice il Documento finale: “è fondamentale e determinante la «decisione» e l’adesione personale di ogni PSMC e l’atteggiamento profondo di docilità-docibilitas allo Spirito Santo…. la capacità di «disimparare» per «imparare» la novità inedita dello Spirito per questo momento storico”3.


Per ultimo, l’Assemblea generale, ha approvato anche dei suggerimenti concreti rivolti al Consiglio generale e ai Consigli provinciali/regionali, da inserire nel Progetto triennale 2015-2017, finalizzati all’animazione e attuazione concreta del processo e dell’itinerario.


Il Documento finale completo lo troverete allegato a questa circolare e sarà oggetto di ulteriore lettura e approfondimento da parte di tutte, personalmente e comunitariamente.


L’AVVENTO, “TEMPO MESSIANICO”

L’Assemblea generale ha riflettuto sulla realtà del tempo che stiamo vivendo: la svolta antropologica in atto l’abbiamo vista, non con spirito pessimista o catastrofico, ma come un’opportunità unica che la Divina Provvidenza ci offre, per ravvivare la nostra vocazione orionina e riproporci forme di presenza e di apostolato, capaci di dare risposte alla persona e alla società di oggi.


Da autentiche figlie di San Luigi Orione, “in questi difficili tempi, tempi di nuovi pericoli, non cessiamo mai, mai, mai di porgere al mondo esempi luminosi di affetto sviscerato, di umiltà, di obbedienza intera, di carità verso la Chiesa e il Papa4.


Questo è l’unico atteggiamento che possiamo avere di fronte alle nostre realtà personali, comunitarie, di Provincia o Delegazione, di fronte alle realtà che ci circondano nell’apostolato, nel servizio, fra la gente, fra i poveri.


Siamo “orionine”:Non siamo di quei catastrofici che credono che il mondo finisca domani… Avremo novos coelos et novam terram… Una grande epoca sta per venire, ciò per la misericordia di Gesù Cristo Signor Nostro e per la celeste materna intercessione di Maria SS. un monumento grandioso vedo innalzarsi, non fondato sulla sabbia: una colonna luminosa di carità si eleva fondata sulla carità rivelata, sulla Chiesa, sulla pietra unica, eterna, inconcussa: “petram autem erat Christus5.



Da “orionine” accogliamo questo tempo storico con tutte le sue luci e ombre, forze e debolezze, con cuore grande e pieno di speranza, come un “tempo messianico” che porta nel “grembo” il Verbo di Dio. Siamo nell’Avvento di un tempo “nuovo” e “inedito”, il tempo di Cristo, del suo trionfo in noi e in tutti, siamo nel tempo in cui tutto vuole essere “Instaurato in Cristo”!


Ma, anche da “orionine”, è tempo di “rimboccarci le maniche” e darci da fare per rinnovare, prima di tutto, la nostra propria vita personale, per sperimentare in prima persona la “novità” dello Spirito, per accogliere in prima persona l’annuncio dell’Angelo che oggi, in noi come in Maria, vuole “generare” Cristo.


Poi, darci da fare, affinché “tutto e tutti” sperimentino l’amore, la misericordia e la salvezza che Gesù vuole donarci di nuovo con la festa del Natale. Don Orione continua: “Ma a questa era, a questo grandioso e non più visto trionfo della Chiesa di Cristo, noi, per quanto minimi, dobbiamo portare il contributo di tutta la nostra vita: per quanto è da noi, noi dobbiamo prepararla, affrettarla con la orazione incessante, con la penitenza, col sacrificio, e col trasformare la nostra fede, la nostra anima…”6.


Allora, “non possiamo più vivere il nostro presente con tutti i suoi limiti, freni, sconfitte come un tempo ormai “spacciato”, ma come tempo messianico, apocalittico, come tempo delle grandi verifiche, delle grandi revisioni, e delle radicali purificazioni. Ognuno di noi è in realtà un setaccio vivente della propria storia personale, comunitaria, ecclesiale, e culturale. Questo processo richiede d’altronde, come risulta sempre più evidente, l’approfondimento e la realizzazione di itinerari formativi nuovi, che ci rendano capaci di compiere questo discernimento continuo tra ciò che nelle nostre prassi (mentali e comportamentali) magari secolari è ormai morto e ciò che è ancora gravido di futuro7.


L’Avvento è questo “tempo messianico” in cui ci rimetteremo come Famiglia religiosa, per fare questa “verifica”, questa “revisione” e “purificazione” della nostra vita personale e comunitaria; è il tempo di vincere le paure e le resistenze interiori ed esteriori e aprirci, come Maria, all’”inedito”, alla “novità” che Dio vuole generare in noi; tempo “gravido di futuro” che preme a dare spazio alla “nuova creatura”, al Cristo in noi. Tempo di rendere possibile allo Spirito Santo l’attualizzazione del mistero dell’Incarnazione in ognuna di noi e nelle nostre comunità; tempo di “scrutare” per scoprire e ricominciare: “scrutare gli orizzonti della nostra vita e del nostro tempo in vigile veglia. Scrutare nella notte per riconoscere il fuoco che illumina e guida, scrutare il cielo per riconoscere i segni forieri di benedizioni per le nostre aridità. Vegliare vigilanti e intercedere, saldi nella fede8.

L’Avvento è il “clima” particolarmente speciale per mettere il nostro cuore e la nostra anima in quella “tensione messianica” che guarda, che scruta l’orizzonte con fiducia, con speranza e con coraggio.

L’Avvento è tempo di apertura, di docilità, di trasformazione, di gioiosa purificazione: “Papa Francesco ci incoraggia con passione a proseguire con passo veloce e gioioso il cammino: guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte9.


ALLA SCUOLA DI MARIA

Maria, Tu porta dell’Avvento”, come recita il canto, è Madre e guida nel cammino che vogliamo intraprendere di purificazione e accoglienza. In Lei l’inedito di Dio ha preso forma umana; in Lei le promesse di Dio si sono compiute in pienezza; in Lei, “nuova Eva”, si è realizzata la “nuova creazione” e la nascita del “nuovo Adamo”, Gesù Cristo, Figlio di Dio, Figlio di Maria, fratello nostro.

Maria è la “porta del tempo messianico” perché le promesse si sono compiute in Lei e attraverso di Lei, per la sua fede pura, per la sua speranza incrollabile, per la sua carità feconda. Maria è per noi, in questo inizio del tempo di Avvento, la Madre che ci apre il cuore, che ci spiega le Scritture, che ci incoraggia nella disponibilità, che ci spinge nell’annuncio e ci insegna a “scrutare” i segni di Dio nella quotidianità della vita e a “riconoscere nei segni piccoli e fragili la presenza del Signore della vita e della speranza10.


Dalla mano e alla scuola di Maria, voglio invitarvi a meditare e approfondire, personalmente e comunitariamente, due aspetti molto significativi dell’itinerario, che l’Assemblea generale ha proposto per tutte noi, e che sono molto opportuni per preparare i nostri cuori, a vivere l’Avvento come “tempo messianico” verso la celebrazione del Natale di Gesù.


Questi due aspetti sono: “la carità” e “la tenerezza”; tutti e due sono connaturali al clima natalizio: Gesù Bambino è la carità e la tenerezza del Padre per l’umanità. La festa del Natale, è la festa dell’amore di Dio che si fa vicino, perché l’amore vero è “vicinanza”, è “compassione”, è “tenerezza”. È il più tangibile messaggio del Natale.


Quindi, non abbiamo modo più bello di prepararci a questo grande Mistero: aprire il nostro cuore e le nostre mani, durante il tempo di Avvento, alla “carità” e alla “tenerezza”; dalla mano di Maria, ci introduciamo nell’evento della Sua maternità divina, accogliendo nel nostro seno il Verbo di Dio, offrendo, come Lei, a tutti, l’amore e la tenerezza di Dio, incarnata nei nostri gesti di bontà, di dedizione, di delicatezza e di tenerezza.

 

In questa scuola di Maria e con Maria, impareremo, quindi, ad aprirci innanzitutto all’accoglienza e all’esperienza in noi stesse di questo amore e di questa tenerezza di Dio. Non sempre ci è facile “lasciarci amare” da Dio, “lasciarci” curare, accarezzare da Lui, rimanere, direi, “passive” e “gustare” della sua vicinanza, della sua tenerezza. Papa Francesco ha detto in una sua omelia: «Il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze. La tenerezza di Dio: non ci ama a parole; lui si avvicina e nel suo starci vicino ci dà il suo amore con tutta la tenerezza possibile». Vicinanza e tenerezza sono dunque «le due maniere dell’amore del Signore, che si fa vicino e dà tutto il suo amore anche nelle cose più piccole con tenerezza». Tuttavia si tratta di «un amore forte. Perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la forza dell’amore di Dio… più difficile che amare Dio è lasciarci amare da lui! È questo il modo per ridare a lui tanto amore: aprire il cuore e lasciarci amare. Lasciare che lui si faccia vicino a noi, e sentirlo vicino. Lasciare che lui si faccia tenero, ci accarezzi». Ha concluso il Papa, «Signore io voglio amarti, ma insegnami la difficile scienza, la difficile abitudine di lasciarmi amare da te, di sentirti vicino e di sentirti tenero»11.

 

Care sorelle, chissà se, proprio perché ci manca un poco questo “lasciarci” amare, questo “sperimentare” quotidianamente la tenerezza di Dio, non ci manca anche un poco la gioia di “amare” gli altri e di “lasciarci” amare dagli altri, cominciando dalle nostre consorelle di comunità. Il principio: “nessuno può dare ciò che non ha”, è sempre vigente e attuale.

È dall’esperienza quotidiana dell’Amore, che la nostra vita si predispone all’amore, alla cura, alla tenerezza. Maria è stata “feconda” perché si è lasciata amare, si è abbandonata senza resistenze all’amore di Dio e alla sua tenerezza, e solo dopo questo “abbandono”, diventato: “eccomi!”, il Verbo si è fatto carne in Lei, ed è diventata Lei stessa, corredentrice, amore e tenerezza per l’umanità.

 

Ma, ancora, nel Mistero dell’Incarnazione, Dio stesso ci si offre come Colui che “ama” e come Colui che, nella piccolezza di un neonato, “si lascia amare”, si lascia curare, si lascia coccolare, accarezzare. La forza dell’amore, della misericordia e della tenerezza è capace di guarire le ferite più profonde e più dolorose del fratello, della sorella, dell’umana esistenza. Certe realtà possono essere redente e sanate solo dall’amore: “solo la carità salverà il mondo”; è l’esperienza dell’amore di Dio che ha fatto di Don Orione, un amore non teorico, ma concreto, pratico.

Dice Papa Francesco: “senza la misericordia, ci sono poche possibilità di inserirsi in un mondo di 'feriti' che ha bisogno di comprensione, perdono e amore. Per questo non mi stanco di chiamare tutta la Chiesa alla 'Rivoluzione della tenerezza'"12. Il Natale che ci prepariamo a vivere, è proprio il modo in cui Dio stesso, attraverso Maria, si è “inserito in un mondo di feriti”: tutto l’amore, tutta la misericordia e la tenerezza di Dio, la troviamo in Gesù Bambino.

 

Carissime sorelle, cerchiamo in questo Avvento di incarnare in noi gesti concreti di amore e di tenerezza. Trasformiamo la nostra realtà attraverso la forza e la potenza di piccoli gesti di bontà, di misericordia, di cura vicendevole: “il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza… una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!13.

 

Iniziamo da noi, questa “rivoluzione” della carità e della tenerezza, e scopriremo la gioia profonda che viene dalla bontà offerta e ricevuta, risveglieremo la bellezza della fraternità, celebreremo in verità il Natale, come tempo di riconciliazione e di salvezza, come tempo messianico, tempo di profezia.

 

 

  • Vi invito ad organizzarvi personalmente e comunitariamente in questo tempo di Avvento, per approfondire, insieme a questa riflessione, anche, il Documento finale dell’Assemblea, nel quale potrete costatare la sintonia con quanto ognuna ha desiderato e manifestato nelle Assemblee locali.
  •  Vi invito anche a prendere in mano gli Atti dell’XI Capitolo generale, particolarmente nella Decisione sullo stile di vita, i numeri 20 e 22, e nelle nostre Costituzioni, gli Art. 46, 47, 48 e 49. Meditare questi testi e condividere quanto il Signore ci suggerisce, scoprire insieme ciò che Lui ci chiede oggi di “disimparare e ciò che ci chiama a “imparare” di nuovo.
  • Vi invito ad impegnarvi concretamente, senza paura del bene, a offrire gesti concreti di amore, di tenerezza, di cura, di compassione, verso le sorelle di comunità, verso le nuove sorelle che, in alcune Province, assumeranno prossimamente il servizio di autorità, verso le persone laiche che lavorano con noi, verso i destinatari della nostra azione apostolica.

 

Così, in questo Natale, permetteremo a Gesù di incarnarsi e di rinascere in noi e, attraverso di noi, offrirsi di nuovo al mondo.
Auguro a tutte un buon cammino di Avvento, un felice, sereno e fraterno Natale e un Anno nuovo 2015, ricco e fecondo nella celebrazione del nostro Centenario e dell’anno della Vita consacrata.


In comunione di preghiere, vi saluto, anche a nome delle Consigliere generali.
Vostra sorella:


Sr. M. Mabel Spagnuolo
Superiora generale


Buenos Aires, 1 novembre 2014.
Solennità di Tutti i Santi.

_________________________________________________________________

1 Assemblea generale PSMC 2014, Buenos Aires, ottobre 2014: Documento finale, obiettivo.

2 Cfr. Documento finale dell’Assemblea generale PSMC 2014, Buenos Aires, ottobre 2014: Il cuore dell’itinerario e Le strutture prioritarie da “rifondare”.

3 Documento finale dell’Assemblea generale PSMC 2014, Buenos Aires, ottobre 2014: L’atteggiamento personale.

4 Scritti 94,121.

5 Scritti 103,274; da Buenos Aires, 3 luglio 1936.

6 Ibidem, don Orione.

7 Relazione della Superiora generale all’Assemblea generale, Buenos Aires, ottobre 2014, cfr. M. Guzzi, ibidem, pag. 82-83.

8 “Scrutate”, Seconda lettera della CIVCSVA, in preparazione all’Anno della Vita consacrata, ottobre 2014, Introduzione.

9 “Scrutate”, In vigile veglia: la profezia della vigilanza.

10 “Scrutate”, La vigile veglia: la profezia della vita secondo il Vangelo.

11 Papa Francesco, Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, La difficile scienza dell'amore, Venerdì, 7 giugno 2013.

12 Papa Francesco, Visita “ad Limina Apostolorum” dei tre Presuli della Conferenza Episcopale Timorense, 17 marzo 2014.

13 Papa Francesco, Omelia durante la Santa Messa all’inizio del suo ministero petrino, Piazza San Pietro, 19 marzo 2013.

 

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Documento Finale dell'Assemblea generale

Pubblicato in Circolari

 29 luglio 2014

 

“La santità si addice alla tua casa,

per la durata dei giorni, Signore”

(Sal 92,5)

Carissime consorelle,

con grande gioia mi rivolgo a voi, questa volta per coinvolgervi in una bella iniziativa, che vogliamo avviare, per la celebrazione dei nostri 100 anni di Fondazione, ma anche come un modo di prepararci all’anno della Vita consacrata: due provvidenziali coincidenze per il prossimo 2015.

 

Con il consenso del Consiglio generale, dopo aver maturato l’idea nella preghiera e nel cuore da qualche mese, vorrei proporre di iniziare la causa di beatificazione di qualche altra nostra Consorella.

 

Certamente siamo liete e riconoscenti al Signore, per lo sviluppo positivo che ha avuto, specialmente in questi ultimi anni, la causa della, oggi, Venerabile Suor Maria Plautilla Cavallo, del crescere della devozione verso di lei, non solo nei nostri ambienti, ma anche fra le persone laiche e delle tante grazie che, per sua intercessione, sono state dispensate a chi l’ha invocata con fede e con amore.

 

Ma abbiamo anche tante altre figure, molto care a noi, che ricordiamo per la loro santità di vita, per la testimonianza e per la luce che hanno lasciato, nelle diverse realtà, dove siamo presenti.

 

Sicuramente vi domanderete: qual è la motivazione per voler avviare altra causa di beatificazione? La risposta è semplicemente questa: per ravvivare in noi il desiderio e l’impegno di santità, per cercare altre figure, fra le tante che il Signore ci ha regalato durante questi 100 anni di vita della nostra Congregazione, che ci siano di stimolo, di esempio, di incoraggiamento e di intercessione; qualche altra figura più vicina a noi negli anni e che, ancora oggi, continua ad essere “viva” in noi, fra di noi e anche per tanti laici, la sua fama di santità.

 

Nella presentazione degli Atti dell’XI Capitolo generale, pensando al nostro Centenario, avevo scritto che, “vorremmo arrivare a questo importante evento per la vita della nostra Famiglia religiosa, con molto da ringraziare il Signore e da glorificare il suo nome: ringraziare per la santità del nostro Fondatore San Luigi Orione e per quella di tante nostre consorelle, che hanno segnato il solco, sul quale tutte noi stiamo camminando…[1].

 

Oggi vorrei che, tutte noi, rinnovassimo questo ringraziamento, questa lode al Signore, presentando alla Chiesa una nuova Consorella. Ma non vogliamo, né possiamo farlo solo come Consiglio generale; vogliamo coinvolgere tutte voi, ognuna di voi, in questo discernimento, in questo ascolto dello Spirito Santo, in questo cammino di scoperta della Volontà di Dio. Perché la santità è sempre un dono di Dio, è Lui che, trovando cuori aperti e docili alla Sua grazia, li rende sempre più simili a Lui, più identificati con i sentimenti del Figlio e, quindi, rivestiti dalla santità “che si addice alla sua casa”, che è luce, esempio e speranza per la Chiesa e per il mondo.

 

Diceva Don Orione: “La santità! il desiderio della santità! tutto verrà dietro a questo: i disegni di Dio si compiranno sopra di me e sopra di voi tutti. La Santa Chiesa: il Papa: il popolo credente… i non battezzati come i battezzati; i giusti come i poveri peccatori non hanno da sperare altro che dalla santità. Ora la Chiesa ha bisogno di un gruppo di santi”.[2]

 

La nostra Congregazione ha avuto tante sorelle che hanno ascoltato Don Orione e hanno vissuto una vita consacrata a Dio in pienezza, in fedeltà, in allegria, in carità, in santità!

 

Ora voglio chiedere a voi, a ogni PSMC, la collaborazione, il coinvolgimento, la partecipazione a questo discernimento.

 

Dopo aver consultato il postulatore, Don Aurelio Fusi, abbiamo pensato bene, di non partire presentandovi i “nomi” delle “candidate” sulle quali pronunciarvi, ma partire da voi, dalla gente; chiedere a voi di offrirci i nomi, in modo di dare più libera voce allo Spirito Santo, alla vostra intuizione sulla vita e la fama di santità delle nostre Consorelle e, poi, fare il discernimento.

 

Per fare questo, vi offro alcuni orientamenti in una scheda allegata, da utilizzare personalmente e comunitariamente, affinché possiate pregare, dialogare, discernere e, infine, proporre le consorelle che considerate in “fama di santità”. Lascio anche a voi la libertà di consultare, con molta prudenza, altre persone laiche o religiose, ben scelte, e che possano offrirvi il loro valido contributo.

 

Vi chiedo di realizzare questo atto di partecipazione e di comunione al più presto possibile, e di inviarmi le vostre risposte entro il 30 di agosto c.a. Per rendere la comunicazione più agile e veloce, potete inviare la scheda con le vostre risposte, anche via e-mail, alla mia casella: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., altrimenti al solito indirizzo della Casa generale, Via Monte Acero 5, 00141 Roma, rivolta direttamente a me.

 

Carissime sorelle, preghiamo tutte insieme il Signore, autore di ogni santità, e che questa iniziativa sia, innanzitutto, un momento forte di grazia, perché ognuna di noi, ogni nostra comunità, rinnovi il desiderio, l’amore e l’impegno per la santità.

 

Chiediamo al nostro Padre Fondatore San Luigi Orione, che ci aiuti e accompagni in questo cammino; che possiamo attingere dalla sua santità per vivere anche noi con gioia e con amore rinnovate una vita santa. I Santi sono sempre luce per la Chiesa e per il mondo. Guardiamo loro con speranza! Anche noi possiamo, con la grazia di Dio e con l’adesione della nostra libertà, arrivare all’eroismo della carità nel quotidiano della nostra vita, nella fraternità e nella missione. Don Orione continua ancora a ripetere: “ho bisogno di figli santi!” Lo dice oggi a me, a te, a tutte noi: “ho bisogno di figlie sante!”

 

Ave Maria e avanti! Sempre avanti!

Abbraccio con gioia e affetto nel Signore ognuna di voi e vi saluto anche a nome delle Consigliere generali.

Rimaniamo unite in ogni Eucaristia, e ci sosteniamo a vicenda nella preghiera!

Fraternamente:

Sr. M. Mabel Spagnuolo

Superiora generale

 

Roma, Casa generale, 16 luglio 2014

Festa della Madonna del Carmine

 


[1] Cfr. PSMC, Atti XI Capitolo generale, Presentazione, pag. 13.

[2] Don Orione, lettera da Tortona, 9 maggio 1914, Scritti 52,194.

 

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Pubblicato in Circolari
Domenica, 29 Giugno 2014 17:08

99 anni di Fondazione delle PSMC

 29 giugno 2014

 

Carissime sorelle!
Questo ultimo anno che ci prepara alla solenne celebrazione del nostro Centenario di Fondazione, viene provvidenzialmente preceduto e preparato da due grandi feste liturgiche: la Solennità del Sacro Cuore di Gesù e la Memoria dell’Immacolato Cuore di Maria.
Il Cuore di Gesù, dal quale siamo nate e dal quale siamo chiamate a “ripartire” per portare la Sua misericordia e la Sua gloria fino ai confini del mondo.
Il Cuore Immacolato di Maria, dal quale siamo chiamate ad essere “madri e serve” dei piccoli con amore puro, universale, tenero e generoso.

Due figure di identità
Queste due figure sono per noi fonte di ispirazione, di identità, di testimonianza e di slancio!
Il “cuore” è simbolo universale dell’amore, dei sentimenti, delle intenzioni ed emozioni più profonde. Abbiamo pregato più volte, durante il mese di giugno, le tantissime prerogative del Cuore di Gesù: “fornace ardente di amore, fonte di giustizia e di carità, colmo di bontà e di amore… dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto!” 1
Siamo “Missionarie della Carità”, di quella carità che definisce la natura stessa di Dio, e che, oggi, ci chiama, ancora una volta, a “spargere la carità”, ad essere irradiazione di quell’amore, di quella misericordia attraverso la quale rendere “gloria” al Dio della gloria e dell’amore.
Per noi, PSMC, la misericordia e la carità, sono la nostra identità, siamo chiamate ed inviate “per vocazione” ad essere presenza e “sostanza” di carità nella Chiesa, fra la gente, per i poveri, fra di noi…!
E, accanto al Cuore di Gesù, troviamo Maria, perfettamente identificata col Cuore del Figlio. Maria è l’incarnazione umana dei sentimenti e degli atteggiamenti del Figlio Gesù, più vicina a noi. Da Maria, dal suo Cuore Immacolato, attingiamo le caratteristiche femminili e materne dell’amore di Dio per noi e per l’umanità intera.
In Maria, della quale siamo fiere di portare il nome, noi troviamo la Madre che ci sostiene, il modello che ci illumina, la donna che ci insegna ad essere donne forti, mature, sensibili e disponibili. In Maria troviamo la sintesi perfetta del nostro essere cristiane, consacrate, orionine!
Sorelle care, siamo a celebrare i nostri 99 anni di fondazione, molto vicine alla celebrazione del Centenario. Entriamo in questo tempo dalla mano di Gesù e di Maria.
Dalla loro mano riprendiamo il senso della nostra vocazione e missione nella Chiesa e per i poveri. Così ci ha voluto Don Orione, così diamo adesso nuova luce alla nostra identità incarnando i suoi “quattro amori”, non tanto come uno “slogan” ma con la vita, in modo rinnovato e fecondo: Gesù, Maria, la Chiesa, le anime!

Ripartire dalla carità
Questo ultimo anno di cammino verso la celebrazione giubilare dei 100 anni, sia vissuto in ognuna di noi, personalmente e in ogni comunità, come un forte “evento di rifondazione”. Rimettiamo al centro Gesù! Rimettiamo al nostro fianco Maria! Camminiamo speditamente, con Gesù e Maria nel nostro cuore, spargendo la carità nella Chiesa e fra i poveri, nelle realtà sfidanti di questo secolo XXI!
Il tema di questo terzo anno ci interpella proprio in questo: “Ripartire dalla carità”.
Questo significa, ripartire da Dio, da Cristo, dal Suo Cuore.
Ripartire dal Cuore di Gesù, “fornace ardente di carità”, nel cui fuoco bruciare e purificare le nostre scorie, gli egoismi, gli scoraggiamenti e quanto frena e ostacola il Suo amore in noi, per “ripartire”, ripartire con gioia, con speranza, con creatività, con entusiasmo, con coraggio.
Ripartire dal suo Cuore “colmo di giustizia e di carità”, cioè, ripartire dall’essenziale, per vivere dalle cose essenziali, libere dalla trappola del pettegolezzo e della mediocrità.
Ripartire da Gesù, dal suo Cuore “colmo di bontà e di amore” per promuovere in noi e fra di noi la benevolenza, la compassione e la solidarietà.
Dalla pienezza del Cuore di Gesù abbiamo già ricevuto tutto!! Ripartiamo da Lui!
Ma “ripartire dalla carità” è anche ripartire da Maria. Ripartiamo anche da Lei e con Lei in questo anno.
Ripartiamo dalla Sua purezza, modestia e castità! Ripartiamo dalla sua docilità, apertura e obbedienza al Figlio! Ripartiamo dalla sua bellezza, sobrietà e povertà!
Ripartiamo dalla carità di Maria, rinnovando anche il Voto di carità, col quale abbiamo plasmato la nostra ragion di essere, perché in noi, come in Maria, il Dio carità si faccia carne, vita, gesto, sguardo, parola!

Celebrare, vivere, annunciare
Carissime, per noi, il “ripartire”, significa anche “celebrare” la storia di questi 100 anni con stupore e riconoscenza; “vivere” il presente della nostra Famiglia religiosa con entusiasmo e responsabilità; “annunciare” con la vita e con le opere “Caritas Christi urget nos” e che “la carità e solo la carità salverà il mondo”, con ferma speranza e con lo sguardo nel futuro che Dio oggi affida a noi, finché tutto sia instaurato in Cristo!
Celebrare, vivere ed annunciare “insieme”. Ravvivando il nostro senso di appartenenza, il nostro senso ecclesiale e comunionale.
Il Centenario non è una celebrazione “privata” né “personale”, è una Festa di famiglia, di famiglia ecclesiale e di famiglia umana. Tutte le nostre iniziative comunitarie, provinciali o generali, tendono a farci “vivere” e “crescere” nello spirito di fraternità, di unità e di comunione. Questa è la forza di una comunità, di una provincia, di un istituto: l’unità, la collaborazione, la comunione!
Sorelle, questo anno è, inoltre, arricchito dall’esperienza delle Assemblee, particolarmente dell’Assemblea generale che celebreremo il prossimo ottobre a Buenos Aires. Sia anche questo evento sentito come una provvidenza per noi. Come una chiamata a rivedere, a valutare, a proiettare e a “ripartire”!
Come tante avete già esperimentato, le assemblee sono state impostate non tanto su una valutazione di “quantità” bensì su una valutazione di “qualità”. Quindi, “ripartiamo” da Gesù, da Maria, ripartiamo dalla Carità e offriamo alla Chiesa e ai poveri il dono della nostra vita consacrata “qualificata”, significativa, profetica.
Offriamo al nostro tempo e alle nostre culture il dono di una Congregazione buona, vera e bella, feconda e audace, dinamica e creativa, attraente ed entusiasmante, specialmente per le nuove generazioni.
Avanti in Domino!
Carissime, andiamo avanti con coraggio e amore. Celebriamo con contagioso entusiasmo il Centenario che ormai abbiamo alle porte! Coinvolgiamo il maggior numero possibile di persone: laici, dipendenti, alunni, residenti, vicini, religiosi e religiose, autorità civili… tutti siano coinvolti in questo ringraziamento alla Provvidenza che, in Don Orione, ha dato vita alla nostra famiglia di PSMC e che l’ha sostenuta in questi “primi” 100 anni!
E “ripartiamo”, tutti insieme, rinnovando anche la nostra fede nella forza della fraternità, “perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Sempre con gioia e con fiducia in Domino, come Papa Francesco ci stimola. Rendiamo anche a lui, nella Festa degli Apostoli Pietro e Paolo, Festa del Papa, l’omaggio della nostra adesione filiale al suo Magistero e la testimonianza fedele della nostra vita. Preghiamo per lui in questo giorno come il gesto di amore più sublime.
Ave Maria sempre!
Continuiamo a pregare insieme, ogni 29 del mese, la preghiera per il Centenario, che è un piccolo, ma efficace gesto di comunione spirituale. Vi arriverà in tempo opportuno la programmazione per l’anno del Centenario, che si inizierà ufficialmente il 2 febbraio 2015, provvidenzialmente anche annunciato come Anno della Vita consacrata. Mentre, per la Mostra fotografica, che si sta già ultimando, è prevista l’inaugurazione l’8 dicembre 2014 nella Casa delle 400 £ a Tortona.
Voglio concludere con le parole di Don Orione, affidando a Maria questo tempo di preparazione e tutte le nostre iniziative:
“Maria è la nostra difesa, perché Ella ci è Madre dolcissima, è la nostra avvocata, la speranza nostra, Maria è Colei in cui dobbiamo riporre ogni nostra fiducia.
Oh la Madonna SS. sia sempre nella nostra mente nel nostro cuore, nei nostri studi, nel lavoro, in tutte le nostre azioni! Maria, sempre Maria.
Maria nelle tribolazioni, Maria nelle gioie, Maria nella sanità, Maria nelle malattie; Maria nella povertà, Maria nell'abbondanza; Maria nelle umiliazioni, Maria negli onori.
Maria nella grazia, Maria nel peccato; Maria nella gioventù, Maria nella vecchiaia; Maria nella vita, Maria nella morte, Maria dell'eternità,
Maria, sempre Maria!”2
Siamo sempre in comunione e preghiamo a vicenda. Vi abbraccio con fraterno affetto nel Signore e vi porto anche il saluto delle Consigliere generali.
Vostra sorella:



 

Sr. M. Mabel Spagnuolo

Superiora generale

Roma (Casa generale), 29 giugno 2014
Solennità degli Apostoli Pietro e Paolo. Festa del Papa


1 Dalle Litanie al Sacro Cuore di Gesù.

2 Scritti 71,194; Don Orione 19 aprile 1915.

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Lunedì, 03 Marzo 2014 07:44

Quaresima 2014

 03 marzo 2014

 

“La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”

(Papa Francesco)

 

Carissime sorelle,

Dopo questo tempo di silenzio oggi mi rivolgo ad ognuna di voi, innanzitutto per ringraziarvi della vostra vicinanza fraterna e per le preghiere che avete fatto e ancora fate per la mia salute. Posso dire che la Divina Provvidenza ha agito amorosa nelle mani dei medici e di quanti hanno collaborato al mio ricupero. Grazie di cuore!

Oggi ci convoca l’inizio imminente del tempo di Quaresima, che ci preparerà alla grande celebrazione della Risurrezione di Cristo, nostro Salvatore e Redentore.

La frase che ho messo a capo di questa lettera: “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”, che troviamo nel Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014, è la cornice di questa riflessione che voglio condividere con voi.

 

Guardiamo Cristo povero

Il Papa ci invita fin dall’inizio del suo pontificato ad incarnare in noi la povertà. Sicuramente tutte ricordiamo con piacere una delle sue primissime espressione: “vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Parole che lungo questo primo anno del suo ministero pietrino, abbiamo visto incarnate con coraggio e coerenza nella sua persona. È facile entusiasmarci e applaudire l’esempio del Papa, ma più difficile è imitarlo, vivendo, assumendo, testimoniando.

Nello stesso Messaggio per questa Quaresima, Papa Francesco dice: “non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole[1]. Tante volte constato con dolore, quanto siamo lontane da questo ideale! Quanto siamo lontane dalla vita concreta che la gente comune, che le famiglie, che i poveri, devono affrontare giorno dopo giorno per sostenere la famiglia, per conservare il lavoro, per guadagnarsi il pane, per accedere a servizi medici degni, per offrire ai figli una educazione adeguata… Quanti sacrifici! Quante rinunce! Quante insicurezze e angosce per il domani! E noi? Quanta esperienza di una “povertà che duole” facciamo? La Congregazione ci offre troppe sicurezze e il nostro rischio è proprio quello di “dimenticare” e di allontanarci dalla realtà vivendo una vita spesso troppo superficiale e comoda, troppo “facile”, magnificando i nostri poveri sacrifici e rinunce, convertendo in “montagne” piccoli problemi, quando in realtà niente ci manca, niente ci è negato, niente ci costa… Una volta una persona mi ha detto, con un poco di ironia, anche se pure con un poco di verità: “voi, religiosi, fate voto di povertà, e noi la viviamo”! Forte, vero? Magari un poco esagerato? Ma guardiamoci attorno…

Sorelle, come possiamo in questo modo vivere la Quaresima? Come possiamo guardare “in faccia” il Cristo che “si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (cfr. 2Cor 8,9), Colui che “essendo ricco spogliò se stesso facendosi uno di tanti” (cfr. Fil 2,7)? Non bastano i sentimenti, ci vuole la coerenza della fede! Ci vuole guardare Cristo povero e “spogliarci” di tutto ciò che ostacola, che impedisce di camminare speditamente nella sua “sequela”.

Durante il tempo di Avvento abbiamo meditato sulla castità, e già in quella riflessione potevamo intravvedere che non c’è vera castità senza vera povertà. Il Signore dirà nel Vangelo: “là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).

Se il nostro cuore e tutta la nostra vita non si specchia nel volto dolce e sofferente di Cristo povero, del Cristo spogliato, sicuramente si specchia in “altre” cose, in “altri” idoli, sicuramente è pieno di “altri” interessi, bisogni, ambizioni, desideri… E queste cose non ci sazieranno mai! Non ci daranno la gioia, la serenità, la pace, la libertà!

La novità di Papa Francesco è proprio il suo modo radicale e coerente di vivere il Vangelo, la povertà evangelica, di essere povero. Questa è la sua profezia con la quale sta trascinando il mondo!

 

Sposare la povertà…

“Sull’esempio del nostro Fondatore amiamo la povertà come saldo muro dell’Istituto, convinte che sposare la povertà vuol dire incarnare la vita dei poveri. Ci impegniamo quindi a dare testimonianza di povertà comunitaria e, se necessario, cercheremo nuove forme per esprimerla[2]. Per Don Orione la povertà e carità vanno di pari passo.

Nel mistero dell’Incarnazione Dio ha “sposato” la nostra povertà e così, facendosi uno di noi e come noi, si è reso fratello, vicino, prossimo. Solo nella piccolezza e nella povertà possiamo avvicinare tutti: poveri e ricchi, grandi e piccoli, santi e peccatori. La povertà avvicina, la ricchezza separa; l’umiltà approssima, la superbia allontana. Tutti possono avvicinare una persona semplice, povera, pura. La povertà evangelica ci rende liberi “spogliandoci” dagli idoli, dal superfluo, dalla “miseria”.

Don Orione ha capito molto bene che solo “sposando la povertà” si può andare dietro i passi del Maestro. La povertà ci rende libere, generose, aperte. Il cuore povero è sensibile, solidale, disponibile. Il vero “povero” sa che tutto è grazia, che tutto è dono gratuito di Dio Provvidente, è riconoscente verso tutti e si dona senza risparmio, senza egoismi, senza calcoli umani.

In questo senso anche la “povertà” (come la castità) si risolve nella “carità”. Dio abita e agisce nei cuori spogliati e poveri; è Lui la perla preziosa del povero, il tesoro dal quale si parte verso il fratello e la sorella con lo stesso amore con cui si è amati da Dio.

Il povero è per natura generoso. Questa è una esperienza che mi colpisce sempre, visitando i paesi africani. Come la gente povera accoglie e celebra la presenza del forestiero offrendo i doni dalla loro povertà! Ricordo in Kenya, in Madagascar o in Costa d’Avorio, la processione di gente che, in occasione di qualche visita o professione religiosa, ti avvicinano portando una colomba, una gallina, un ricordo tipico, due uova, una busta con soldi… Tutte cose che servono alla loro sussistenza, ma che, di fronte al valore della presenza dell’altro, non esitano di privarsi e gioiosamente donano. Non ti offrono il loro avanzo, ma si spogliano di ciò che a loro serve! Ma questo si impara guardando Gesù, tenendo Lui e solo Lui come modello: “potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà[3].

Infine, per Don Orione, era vitale che la Congregazione “sposasse la povertà”; era questione di vita o di morte. Lui stesso dirà: “Finché la Congregazione amerà la povertà e la vivrà, la Congregazione prospererà e sarà benedetta dal Signore: quando la nostra piccola Congregazione lascerà di essere povera, cesserà di compiere la missione che Dio le ha affidato… Non rilassate, tenete forte: tenete forte su questo spirito e la Congregazione andrà avanti, progredirà finché ci sarà lo spirito di povertà…”[4].

 

Alla scuola del Maestro…

Carissime sorelle, la Quaresima è un forte invito a “ripartire da Cristo e fare esperienza di Lui[5]. È impossibile vivere questo tempo forte in altro modo che non sia “centrandoci” in Gesù. Il centro non sono le penitenze, i digiuni, l’astinenza, i silenzi… il centro è Gesù Cristo! Tutto il resto, avrà senso e sarà fruttifero solo se avrà come principio e come fine Gesù, il diventare come Lui, lo spogliarci di tutto ciò che non è Gesù, di tutto ciò che non combacia con i suoi sentimenti e con il Suo stile di vita.

La Lettura del Profeta Gioele, che si ascolta il Mercoledì delle Ceneri, è un forte invito per noi: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio” (Gl 2, 12ss.).

Ritorniamo”, quindi, sulla via del discepolato, sui passi di Gesù!

Ritorniamo” alla sua scuola se ci siamo allontanate, se abbiamo spostato il centro della nostra vita, se abbiamo scambiato il “Tesoro” per altri “tesori”! Dio ci aspetta, perché ci ama: “egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura” (Gl 2, 12ss.).

Mettiamoci con rinnovato entusiasmo e decisione alla “scuola del Maestro” e facciamo nuova esperienza dei “suoi pensieri, parole, sentimenti, atteggiamenti, gesti, scelte… del Suo stile[6]. Questo è il cammino di vera conversione al quale ci invita la Quaresima. Questo è “lacerare il cuore e non le vesti”!

Facciamo memoria del nostro primo “” con il quale abbiamo aderito alla chiamata di Gesù a seguirlo più da vicino; facciamo memoria degli impegni che liberamente abbiamo accolto e pubblicamente professato con i voti di castità, di povertà, di obbedienza e di carità. Rimettiamoci come vere “discepole” alla sua sequela e purifichiamo in questo tempo di speciale grazia, che è la Quaresima, l’immagine Sua che deve riflettersi in noi.

Il Papa sogna una Chiesa “povera e per i poveri”, una Chiesa “povera e missionaria”.

Sogniamo anche noi una Congregazione “povera e per i poveri”, una Congregazione “povera e missionaria”, rigenerata prima di tutto in ognuna di noi.

Guardiamo in questo tempo, come dice il Papa, le nostre miserie materiali, morali e spirituali. Sottomettiamo la nostra vita ai valori del Vangelo e del carisma, e facciamo le purificazioni necessarie senza la paura del “dolore”, ricordando che “la vera povertà duole”, che la vera “spogliazione” duole, la vera “conversione” duole! Non serve una conversione all’acqua di rose, contenta con alcune penitenze comunitarie, alle volte ridotte al minimo, andiamo al cuore della cosa: alla conversione “dolorosa” della nostra vita!

Sorelle, il tempo è breve, lo sperimentiamo quando ci troviamo di fronte alla malattia e alla paura della morte! L’ho sperimentato anche io in questo tempo! Quindi, andiamo avanti tutte insieme, rimettiamoci alla scuola di Gesù, guardando solo Lui e a partire da Lui andiamo ai fratelli e alle sorelle a comunicare l’esperienza gioiosa e bella della misericordia, del perdono e dell’amore vero e sincero, l’esperienza dell’Amore trasformante e tenero di Dio, nel Suo figlio Gesù che, fatto uno di noi, ci amò sino alla fine. Il tempo è breve! Non lo sprechiamo in cose inutili, in parole inutili e in azioni inutili!

Invito tutte a riprendere in mano in questo tempo il Messaggio del Papa, e in modo speciale a riprendere le Costituzioni, particolarmente gli Art. 25 a 33, a meditarle, ruminarle, farle oggetto di confronto personale e comunitario; a organizzarvi come comunità tenendo presente gli Art. 34 e 37 delle Norme generali presenti negli Atti dell’XI Capitolo generale nella pag. 59-60, e a fare delle scelte secondo lo “spirito” e non secondo la “lettera”; scelte che ci aiutino alla conversione e non a conformarci solo con la pratica esteriore.

Aiutiamoci reciprocamente in questo cammino di conversione e di santità vera.

Possono aiutarci alcune domande, da riflettere sia personalmente come comunitariamente:

  1. Cosa esige l’espressione del Papa: “la Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”?
  2. Di quali “cose” ho bisogno di “spogliarmi”?
  • Nell’ambito materiale: quali cose inutili, superflue, non necessarie ho in camera, in ufficio, nella casa… (oggetti, indumenti, animali…)? Di quali potrei “spogliarmi” e solidarizzare con chi ne ha vero bisogno?
  • Nell’ambito morale: quali vizi e peccati sussistono in me e contaminano le mie relazioni fraterne e apostoliche (ironie, aggressioni verbali, parole e gesti di poca educazione e rispetto)? Di quali potrei “spogliarmi” per collaborare di più al bene comune?
  • Nell’ambito spirituale: quali cose rubano spazio a Dio e alla preghiera (idee, pensieri, sentimenti, attività, televisione, computer…), quali mi allontanano da Lui e dal suo amore? Quanto spazio occupa il “mio io egoico” priorizzando la mia volontà sulla Sua?

     3. Come uso dei beni materiali che la Provvidenza mi offre? Con quale senso di appartenenza e con quale trasparenza li gestisco?   Come rendo conto e metto a disposizione della Congregazione/comunità ciò che ricevo per donazione o per diritto (stipendi, pensioni, offerte, regali…), incarnando così la vita dei poveri e il vero spirito di famiglia?

    4. Il Papa dice: “diffido di una elemosina che non costa e che non duole”. Quale tipo di Vita religiosa, di povertà e di dono di me stessa scelgo nel quotidiano? Quella che “duole” o quella che “piace”?

    5. Come impegnarmi seriamente a rinnovare la Professione religiosa, e incarnare la povertà, sposandola, rendendola non solo affettiva, ma anche effettiva, per collaborare ad una Chiesa/Congregazione “povera e per i poveri e missionaria”?

 

Carissime sorelle, queste sono solamente alcune mie riflessioni che nascono dall’osservazione e dall’ascolto delle nostre realtà. Sono spesso motivo di preoccupazione guardando una Congregazione che si avvicina ai 100 anni di Fondazione e che ha una grande e bella missione nella Chiesa. La Congregazione dipende da ognuna di noi, da ogni piccola suora missionaria della carità. Quindi, auguro a tutte che questa Quaresima risvegli in ognuna l’amore a Cristo, l’amore alla Congregazione, l’amore alla vocazione liberamente ricevuta e accolta, l’amore fra di noi e l’amore ai poveri.

Che guardando Gesù e mettendoci umilmente e docilmente alla sua scuola arriviamo alla Pasqua rinnovate nella mente, nel cuore e nello spirito e offriamo alla Chiesa il dono della nostra conversione.

Maria Ss.ma ci accompagni in questo cammino. Lei che è stata sempre accanto al Figlio, sarà anche sempre accanto a noi per orientarci e incoraggiarci.

Saluto fraternamente, mi affido ancora alle vostre preghiere e siamo unite nel comune ideale della santità.

Vostra sorella in Cristo:

Sr. M. Mabel Spagnuolo

Superiora generale

Buenos Aires, 1 marzo 2014.


 

[1] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.

[2] PSMC, Costituzioni, Art. 27

[3] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.

[4] PSMC, Costituzioni, Art. 33.

[5] PSMC, Atti XI Capitolo generale, Decisione sullo stile di vita, n. 1, pag. 44.

[6] PSMC, Atti XI Capitolo generale, pag. 44.

 

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Giovedì, 28 Novembre 2013 12:19

AVVENTO 2013

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28 novembre 2013

«Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”
(Lc 1,35).

 
Carissime sorelle,
l’anno 2013, che sta ormai arrivando alla fine, è stato per tutte noi carico di eventi e di celebrazioni significative per la vita della Chiesa e della nostra Congregazione; due “sorprese di Dio”, le dimissioni di Papa Benedetto XVI e la lezione di Papa Francesco, la Visita stabilita in tutta la Congregazione, l’inizio del secondo anno di preparazione al Centenario di Fondazione, la Beatificazione dei Martiri spagnoli, l’apertura dell’anno missionario orionino ad Aparecida (Brasile), il centenario della nascita della nostra Venerabile Sr. M. Plautilla Cavallo, l’incontro, realizzato ultimamente a Roma, di Consiglio allargato con la presenza di tutte le Superiore provinciali e regionali…

Ma, l’evento ecclesiale più rilevante ed universale, credo, che sia stato l’Anno della Fede, concluso la domenica di Cristo Re, e che ci ha offerto la profonda opportunità di rinnovarci nel vissuto, nella testimonianza e nell’impegno radicale della fede. Unito a questo evento abbiamo accolto con gioia la prima Enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”, che sicuramente tutte abbiamo già letto e gustato, e in questi giorni l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”.

Dice il Papa: “Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa, riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia[1].

E sono queste le parole ed il contesto, nei quali apriamo le porte alla nostra riflessione per il Tempo di Avvento, che oggi iniziamo: un grande Amore ci è donato, Gesù Cristo, Parola incarnata nel seno di Maria, Madre e Vergine purissima[2]. Il mistero dell’incarnazione, che mette contemporaneamente al centro Gesù, Parola incarnata, e Maria, seno verginale che l’accoglie, tempio purissimo e fecondo, nel quale il Creatore esperimenta l’essere creatura. Ma troviamo una terza figura fondamentale: Giuseppe, l’uomo giusto e casto, innamorato del “Mistero”, anche lui reso fecondo dalla stessa fecondità verginale di Maria, sua sposa.

 

Verginità: è ancora un valore?

Viviamo tempi, in cui la secolarizzazione e le sue conseguenze hanno invaso tutti gli ambiti della vita delle persone, senza distinzione alcuna. Diceva Papa Benedetto XVI: “La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell’umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale[3].

Di fronte a questa realtà, mi domandavo: Quale significato ha la celebrazione del Mistero del Dio fatto uomo nel seno di una Vergine? Cosa significa per la nostra gente, e per noi stesse, il mistero di Maria e di Giuseppe, accogliendo nella loro “verginità” il Figlio di Dio? Che valore ha oggi la “verginità” di Maria e di Giuseppe? e il nostro voto di castità?

L’impressione è che si rifletta ben poco, nel tempo natalizio, sul “mistero” e sul “valore” e ci si lasci trascinare da questa “cultura secolarizzata”, consumistica ed edonista, che riduce senza scrupoli, il Natale, a regali, a cene, brindisi, fuochi… di “superficialità ed egocentrismo”.

Secondo questa mentalità edonistica e consumistica, la scelta della castità e della purezza, non è un “prodotto” interessante, non trae “guadagno”, “piacere”, “godimento”, ancora meno se si parla di un “per sempre” o “in perpetuo”; l’offerta totale e radicale della vita non ha senso nella società del “culto all’individuo”, nella “cultura dell’immagine”, dove “Dio è di fatto assente” (“morto”), confinato alla periferia della vita o escluso e dove parole come “offerta”, “sacrificio”, “trascendenza” sono estranee o, semplicemente, cancellate dal vocabolario e dalla vita.

Inoltre, la promozione del “benessere” diffusa in forma incommensurabile attraverso le tecnologie della comunicazione, con l’esaltazione e l’invito al possedere, al potere e all’erotismo, come uniche vie (o quasi) per raggiungere la felicità, rendono ancora più “controcorrente” una proposta evangelica di vita bassata sulla bellezza della castità e del dono di sé.

Continua Benedetto XVI: “in questo contesto culturale, c’è il rischio di cadere in un’atrofia spirituale e in un vuoto del cuore, caratterizzati talvolta da forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago spiritualismo”.

E noi, consacrate, non siamo assolutamente fuori di questi rischi!

Dice fortemente Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica appena pubblicata: “mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?”[4].

Quindi, ciò che Papa Benedetto dice per la Chiesa, lo diciamo per noi: la secolarizzazione non è una minaccia esterna, ma si manifesta già da tempo dentro di noi e nel seno delle comunità rischiando anche noi di cadere nell’atrofia spirituale, nel vuoto del cuore, nel vago spiritualismo…!

 

Castità e purezza di vita

Ci inoltriamo così nella riflessione sul vissuto del Voto di castità e della purezza di vita.

Don Orione ci ha lasciato tante parole al riguardo. Vorrei che, contestualizzando ovviamente il “linguaggio” utilizzato da Don Orione, rileggiamo alcuni brani di una lettera scritta ai suoi “figli prediletti” riscoprendo, più che la “lettera”, lo “spirito” sottostante, e che può molto bene illuminare e attualizzare la nostra riflessione sulla castità[5]. Dice Don Orione:

Figlioli miei in Gesù Cristo, fate in modo che tutto il cuore, l’anima e la mente sia di Dio, e tutta la vita vostra sia mortificata e pura e vestita di luce, di candore e della grazia di Gesù Cristo.

Raccomandatevi sempre alla SS. Vergine. Figlioli miei in Gesù Cristo, che lo sguardo, l’andatura il tratto, il tono della voce, la natura delle parole, tutto insomma riveli in noi tale illibatezza e santità di vita, che il mondo abbia a dire stupefatto...

Non scordiamoci un solo momento della presenza di Dio…

Noi saremo gratissimi a Dio e di ammirabile edificazione e buon esempio, e spargeremo come un profumo di buon odore che inviterà tutti alla virtù, se saremo perfettamente modesti e riservati, pure mostrandoci non selvatici, ma cortesi ed educati e civili…

Tutte le virtù, miei figli prediletti, voglio che siano da noi praticate, ma quanto alla bella virtù, alla purità, voglio che sia la virtù speciale nostra, e per questo vi esorto alla Comunione quotidiana, alla divozione filiale alla Madonna, alla preghiera, alla fuga da ogni relazione pericolosa, e alla mortificazione…

Il nostro aspetto, il nostro sguardo, il nostro contegno, le nostre parole, tutto il nostro modo di fare deve spirare castità e angelica virtù[6].

Don Orione voleva che la “purezza” sia “la virtù speciale nostra”, esortandoci con frequenza alla “vigilanza”, vivendo sempre nella “presenza di Dio” e dando testimonianza nella “modestia, riservatezza, cortesia ed educazione” per guadagnare la credibilità e la fiducia della gente e fra di noi. Diceva, nella stessa lettera: “Il mondo ci guarda sempre con occhi di lince: guai se ci trova addosso un nonnulla da poterci criticare a questo riguardo! D’un neo ne fa tosto una macchia d’olio incancellabile[7].

Oggi come ieri il mondo “guarda” e “attende” la nostra coerenza, trasparenza e rettitudine. Basta pensare al successo mediatico che ottengono certe notizie che vedono coinvolti membri della Chiesa in fatti di economia o di scandali sessuali!

Ma anche Don Orione ci offre una intuizione ancora più profonda, non riducendosi al solo aspetto “sensuale”: “tutto il cuore… tutta l’anima… tutta la mente… lo sguardo, l’andatura, il tratto, il tono della voce, la natura delle parole… tutto in noi…”. La “castità”, la “purezza”, quindi, sono come la “terra”, dove germoglieranno anche la “povertà” e l’”obbedienza” e dove matureranno i frutti della “carità”.

Ricordo qualche anno fa, dialogando con P. Carlo Molari sull’intervento che doveva fare al nostro Capitolo generale del 2005, ad un momento mi fa la domanda: “ma, il vostro Voto di carità, cosa aggiunge al vostro Voto di castità?”. Questa sua considerazione mi fecce interrogare e approfondire il senso di questa inaspettata domanda: certamente, se la nostra “castità” non si risolve nella “carità” significa che è una “pianta” sterile. La “carità”, alla quale noi ci leghiamo con “voto”, è per noi il “modo”, “lo stile” di vivere la “castità” elevando e potenziando al massimo la nostra relazione sponsale con Cristo e la nostra relazione materna-fraterna con gli altri: amare e servire Dio nei poveri, piegandoci con caritatevole dolcezza sulle loro ferite, spargendo carità e beneficando, con cuore di sposa, di sorella, di madre[8].

Purezza”, “castità”, “verginità”… diventano “stile di vita”, “stile di relazioni fraterne”, “stile di servizio ai poveri”… L’autenticità della castità e della purezza della nostra vita, si rivela, in modo particolarmente chiaro, nel modo come ci relazioniamo con noi stesse, fra di noi e con gli altri. Il cuore “puro-casto” è naturalmente inclinato al bene, alla misericordia e all’amore, perché, il senso ultimo non è solo nella “rinuncia della sessualità (o genitalità)”, ma nell’accoglienza dell’Amore trasformante di Dio che chiede la scelta libera e liberante, gioiosa e feconda, di Cristo come unico Sposo.

Il cuore “impuro-edonista”, è un cuore inquieto e diviso, chiuso ed egoista (da “zitella[9]), dal quale escono sguardi, gesti e parole pungenti e aggressive, giudizi temerari, critiche e diffamazioni, pettegolezzi, gelosie e rivalità, avidità per il potere e per l’avere; è autoreferenziale e schiavo del “culto” alla propria immagine, promotore di discordie e divisioni. È l’iniquità dell’io “egoico-bellico[10] che sommerge nella tristezza e nell’insoddisfazione, anche se è pieno di “cose”.

Il cuore “puro”, è un cuore sereno e indiviso, aperto e oblativo, abitato da quella Carità che “è paziente, benigna; che non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7). È la bontà dell’“io relazionale” che ricolma di gioia e di pace, anche nella rinuncia e nella povertà.

È il cuore purissimo e verginale di Maria che l’ha resa “madre” del Figlio, e l’ha aperta all’universalità. Maria mai condanna, mai ferisce, mai divide, perché è “casta”, perché è “vergine”, perché è “pura”, perciò è anche Madre dei peccatori!

È il cuore casto di Giuseppe che l’ha reso “padre” del Figlio di Dio, libero dall’“ombra” del dubbio, del sospetto, del pensiero egoista. Giuseppe crede e si consegna, e in questo modo è partecipe della “maternità verginale” di Maria, sua sposa amata.

Dalla purezza del cuore possono nascere solo atteggiamenti e comportamenti “casti e puri”, verso Dio, verso gli altri, verso sé stessi.

 

Alla scuola di Maria

Le porte dell’Avvento, si aprono con la Solennità dell’Immacolata. Maria è purissima fin dalla sua concezione, perché così Dio, fonte di ogni bellezza e purezza, ha voluto prepararsi una Madre, un seno incontaminato dalla tendenza egoista e bellica che porta in sé il peccato; si è preparato il seno verginale e puro, capace di accogliere nella fede e nell’amore, Sé stesso, il Dio Trinità, e di ridarlo alla luce nell’Uomo nuovo Gesù, relazionale, fraterno e comunionale.

Maria è per noi “scuola” di purezza e di accoglienza, e in questa “scuola” vogliamo plasmare la nostra vita, mentre ci prepariamo alla celebrazione del Mistero del Natale.

Maria non ha paura della nostra “impurità”, del nostro “edonismo”, del nostro “io bellico-egoico”; lei è Madre, lei vuole lavare e purificare con la sua tenerezza materna, quanto rende la nostra “terra” sterile e infeconda.

Lei vuole insegnarci a diventare “vergini pure e feconde”, dove il Mistero dell’Incarnazione si rinnovi e sia ri-presentato al mondo d’oggi attraverso la nostra vita trasformata in purezza di pensiero, purezza di sentimenti, purezza di relazioni, purezza di carità. E Dio nascerà ancora oggi in noi, e per noi nascerà, illuminerà e risanerà tutte le “periferie esistenziali” che sono in noi, nelle nostre sorelle, nelle nostre comunità, nelle nostre realtà, nell’intera umanità soggiogata dalla schiavitù del secolarismo.

Lascio concludere a Don Orione, attraverso alcuni bellissimi brani di un suo scritto del 1936:

Alla scuola di Maria. Esultiamo tutti nel Signore, o fratelli, e celebriamo le virtù della Beata Vergine Maria, della cui gloria gioiscono gli Angeli.

Se si guarda al complesso delle nostre inclinazioni morali, mi pare che di tre virtù abbiamo bisogno: di umiltà, purezza e carità. - Agli sfrenamenti dell'orgoglio il freno dell'umiltà: a quelli del senso il freno della purezza: all'egoismo lo slancio della carità.

Ma l'ideale della virtù, campato in aria, ci lascia freddi. Noi abbiamo bisogno di esempi, di modelli. Orbene, Maria, non è solo il dolce nome che fa vibrare le corde più riposte del cuore, perché Madre di Dio e nostra…, ma anche perché Ella ci porge il modello insuperabile della virtù.

Il bello ideale dell'umiltà , della purezza, della carità noi lo sorprendiamo in Maria SS.ma, in quei fatti che l’Evangelo con tanta sapienza ci ha tramandati. (…) L'umanità, allorché vaneggia nella superbia, dilaga nel torrente limaccioso della sensualità. (…) Ma chi ci darà le belle generazioni di uomini casti? Maria, o fratelli, Maria! Questa virtù la impariamo da Maria. (…) E il suo cuore non s’è chiuso, no alla bontà, agli affetti alti e gentili. Nel cuore di Maria arse la fiamma della carità, d’un amore puro, santo, universale. Il suo amore lo ha dato a Dio, a quel Dio che é carità, e dinanzi al quale impallidiscono tutti gli altri amori, come al comparir del sole impallidiscono tutte le altre stelle.

Ai piedi della culla di Gesù, ai piedi della Croce di Gesù troviamo Maria: Madre di Dio, il suo cuore è tutt'uno con la vita e col cuore di Dio. (…) E in Dio Ella amò di ardente amore gli uomini: d'un amore, dopo quello di Cristo, che rimase insuperato.

Lasciamo il fatto delle nozze di Cana, che rivela tutta la tenerezza di Maria, l'amore premuroso che strappa al Figlio il primo miracolo, amore delicato, che fa il beneficio e lo nasconde, per non fare sentire ai beneficati il peso della riconoscenza.

Oh qual scuola di vita aperse a tutte le generazioni umane Maria SS.!”[11]

 

Nell’attesa di una “nuova umanità”

Carissime sorelle, il tempo dell’Avvento è per sua natura tempo di “attesa”. Gesù, l’uomo nuovo, si incarna oggi in noi, nello stile di vita delle nostre comunità. Gesù vuole nascere come “nuova umanità” in questi contesti di secolarismo, di edonismo, di consumismo. Solo se permettiamo che il Verbo si faccia carne ancora una volta, in noi, trasformi i nostri cuori, i nostri schemi mentali e spirituali, i nostri stili relazionali attuali, le nostre dinamiche di evangelizzazione, solo così, potremo offrire, come Maria, la “novità” del Natale, e non sarà un “altro” Natale in più come tanti altri. Siamo noi il “seno materno e casto” di quella “creazione che geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,22) e che “geme interiormente” nell’attesa della “nascita” di una nuova umanità relazionale e pura.

Oggi siamo noi “Maria e Giuseppe”, che nella fede, contro le leggi del “normale”, del ciò che “è sempre stato”, della “mentalità rigida” diffusa e collaudata dagli “anziani di Israele”, siamo chiamate a fare la scelta coraggiosa del “nuovo”, nel quale Dio vuole incarnarsi. A dare espressione in noi ad una più radicale “purezza di vita”, ad una “verginità” fecondata dallo Spirito Santo, che sia “segno di contradizione” in mezzo alla cultura dominante, che respiriamo ogni giorno, sfidando ogni forma di relativismo, di genericismo e superficialità.

Dipende da noi, dal nostro “voler” personale e comunitario, che “questo” Avvento sbocci in un “evento di luce e di salvezza”. Nessuno lo farà per noi! E la Chiesa e la Congregazione ci spingono in questo coraggioso salto spirituale.

Invito tutte noi ad abbandonarci, come Maria, sotto “l’ombra dell’Altissimo” e a “non temere”, lasciarci “fecondare”, lasciarlo fare a Lui in noi, per noi e con noi.

In questo itinerario di Avvento vi propongo alcune riflessioni, aiutate da domande (che allego alla fine) e dalla proposta di organizzare e celebrare comunitariamente, prima o dopo il Natale, la “Settimana del Deo gratias!”, nella quale chiederemo a Maria di lavare e purificare gli occhi del nostro corpo, del nostro pensiero, delle nostre relazioni e, con lo sguardo purificato, “ringraziare” la bellezza che Dio ha messo in noi stesse, nelle sorelle e nelle persone che ci avvicineranno in quella settimana. Ogni comunità proporrà creativamente il “come” motivarsi e attivarsi.

Il giorno di Natale ci trovi unite in un corale: “DEO GRATIAS!” per l’Amore fatto carne, Gesù, Figlio di Dio, il figlio di Maria e di Giuseppe.

O Maria, Madre e Signora mia,
affido a te la mia anima e il mio corpo,
la mia vita e la mia morte e ciò che verrà dopo.
Metto tutto nelle tue mani.
O Madre mia, copri col tuo manto verginale la mia anima
e concedimi la grazia della purezza del cuore,
dell'anima e del corpo e difendimi
con la tua potenza da tutti i nemici.
O splendido Giglio, Tu sei il mio specchio, o Madre mia[12]”. Amen.

 

Auguro a tutte un fecondo cammino di Avvento e i più fervidi desideri di un Natale sereno e gioioso.

 

Fraternamente e in comunione di preghiere:

 

 

                                                                                          Sr. M. Mabel Spagnuolo

                                                                                             Superiora generale

 

 

Roma, Casa generale, 27 novembre 2013.

 

Guida per aiutarci a dialogare:

(Nota: è conveniente, se è possibile, dividere la comunicazione in 2 o 3 momenti comunitari, preceduti dalla riflessione personale, affinché il dialogo sia più ricco)

 

Per la riflessione personale:

Per la riflessione comunitaria:

Verginità, è ancora un valore?

- Quali segni di edonismo, consumismo, culto dell’immagine, cultura del “benessere” scopro in me?

 

- Come utilizzo con distacco, vigilanza, prudenza e responsabilità, i mezzi di comunicazione che ho a mia disposizione?

- Come è entrata “nel seno della nostra comunità” la secolarizzazione con tutti i suoi effetti? (edonismo, consumismo, culto della persona, cultura del “benessere”, uso dei mezzi di comunicazione digitale) (concretamente).

 

Castità e purezza di vita.

- Come vivo personalmente la trasparenza, la rettitudine, l’impegno di amore sponsale ed integro a Cristo, unico Sposo?

 

- Rileggo la relazione di Marco Guzzi dagli Atti dell’XI Capitolo, pag. 77 a 84.

- Faccio un elenco degli atteggiamenti e comportamenti che scopro in me, che rivelano:

  1. L’io egoico-bellico:

 

 

 

  1. L’io relazionale-comunionale:

 

 

 

- Cosa ci colpisce dalle parole di Don Orione sulla “bella virtù, la purità”?

 

- Come sono le nostre relazioni fraterne, nell’ottica di una castità che sboccia nella carità?

 

- Quanto c’è in noi di “egoico-bellico”? e Quanto c’è di “relazionale-comunionale”?

(nelle relazioni fra di noi e nelle relazioni apostoliche con gli altri: assistiti, personale laico, famiglie, vicini, ecc.)

Alla scuola di Maria

- Cosa ci insegna Maria sulla purezza di vita?

 

 

 

 

Nell’attesa di una “nuova umanità”

- Cosa possiamo “generare” nella nostra comunità affinché da questo “Avvento” sbocci un “evento” di vita nuova, di stile nuovo? (impegno comunitario concreto)

 

 

 

- Organizziamo la “Settimana del Deo gratias!”

 

 



[1] Papa Francesco, Lettera Enciclica “Lumen fidei”, n. 7.

[2] Seguendo il mio Piano generale di animazione del sessennio, come ricorderete, l’anno scorso abbiamo centrato le nostre riflessioni sul voto di obbedienza nella “docibilitas”, questo anno ci soffermeremo sul voto di castità, ed il prossimo anno sarà sul voto di povertà.

[3] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio della cultura, Sala Clementina, 8 marzo 2008.

[4] Papa Francesco, Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013, n. 100.

[5] Questa lettera di Don Orione, anche se rivolta ai FDP, la troviamo nel libro “Don Orione alle PSMC”, data la profondità e bellezza della sua riflessione sulla castità e purezza di vita.

[6] Scritti, 52,33-36; Lettera scritta da Tortona, il 3 agosto 1920, ai fratelli sacerdoti, ai chierici e probandi: “Lettera (voleva essere una nota, invece diventò una lettera) da leggersi due volte in chiesa – al posto della lettura spirituale – durante gli Esercizi di Brà – 1920”.

[7] Scritti 52,33.

[8] Cfr. PSMC, Costituzioni Voto di carità, arts. 42 a 46.

[9] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria dell’UISG, Aula Paolo VI, 8 maggio 2013: “la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre”.

[10] Cfr. Guzzi Marco, Relazione alle PSMC, durante l’XI Capitolo generale, Atti XI Capitolo generale, pag. 77-84.

[11] Cfr. Scritti 80,156-159.

[12] Santa Faustyna Kowalska, Preghiera a Maria.

 


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Sabato, 19 Ottobre 2013 08:33

Apertura Anno Missionario Orionino

20 ottobre 2013

Carissime sorelle,

mi trovo in Brasile dopo aver partecipato all’Assemblea generale del MLO a Montevideo (Uruguay) e a quella dei FDP ad Aparecida, due momenti di grande grazia che porteranno senza dubbi abbondanti frutti di collaborazione e di comunione.

Vengo ora a voi con grande gioia in questo giorno, in cui celebriamo con tutta la Chiesa la Giornata Missionaria Mondiale. Questa giornata acquisisce un particolare rilievo per noi, figli e figlie di Don Orione, perché oggi iniziamo, come Famiglia orionina, l’Anno Missionario Orionino, nella ricorrenza dei 100 anni dell’arrivo in Brasile dei primi missionari inviati da Don Orione fuori di Italia nel dicembre 1913.  (continua...)

 


 

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26 settembre

 

anteprima2_2609013Iniziano oggi a Montebello della Battaglia (PV), gli annuali esercizi spirituali del Movimento Laicale Orionino. La Superiora  generale delle PSMC Madre M. Mabel Spagnuolo, ha rivolto loro il suo personale saluto, esprimendo la sua vicinanza e il suo incoraggiamento per questi importanti giorni di “ricarica”.

Gli esercizi termineranno domenica 29 settembre.

 

Carissimi laici,  riuniti negli esercizi spirituali!

Con tanto affetto vi ricordo in questi giorni di speciale grazia.

Per voi, e anche per le suore e per i religiosi che condividono questi esercizi spirituali, questi sono giorni di grazia, giorni di “ricarica” spirituale che vi ridaranno la forza, l’energia spirituale e apostolica, la fede, la speranza e la carità, con cui camminare durante l’anno, a servizio della Chiesa, dei fratelli, delle vostre famiglie, dei poveri, come veri figli e figlie di Don Orione.

Vi ho pensato tanto oggi rileggendo le parole che Papa Francesco ha detto nell’omelia della Messa, ieri nella Cappella di Santa Marta: “lasciatevi guardare da Gesù, il suo sguardo cambia la vita…  E questo è vero: lo sguardo di Gesù ci alza sempre. Uno sguardo che ci porta su, mai ti lascia li, eh?, mai. Mai ti abbassa, mai ti umilia. Ti invita ad alzarti. Uno sguardo che ti porta a crescere, ad andare avanti, che ti incoraggia, perché ti vuole bene. Ti fa sentire che Lui ti vuole bene. E questo dà quel coraggio per seguirlo…”

Questo è il mio augurio per tutti voi: lasciatevi guardare da Gesù, lasciatevi guardare da Don Orione in questi giorni… lasciatevi cambiare la vita dal loro sguardo di amore perché possiate diventare amore e provvidenza per chi vi incontrerà, perché anche il vostro cuore sia “senza confini, dilatato dall’amore di Dio” ricevuto gratuitamente, e gratuitamente donato.

La Madonna Ssma. Madre della Divina Provvidenza, vi sia di guida e di sostegno oggi e in ogni giorno.

Sono vicina spiritualmente e vi chiedo anche di ricordarmi nelle vostre preghiere, nella missione che come orionini e orionine ci accomuna.

Abbraccio fraternamente ognuno e ognuna di voi con sincero affetto:

                                                                         Sr. M. Mabel Spagnuolo

                                                                            Superiora generale PSMC

Roma, 25 settembre 2013.

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06 settembre

 

anteprima_06092013_2La Superiora generale Madre M. Mabel Spagnuolo ha partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta questa mattina a Casa Santa Marta da Papa Francesco. Con lei le Suore Sacramentine non vedenti Sr. M. Margarita Ramirez (Argentina), Sr. M. Luz Ojeda (Chile), Sr. M. Dominika Maciejewicz (Polonia), che la prossima settimana partiranno per la missione del Kenya, per unirsi alla comunità delle Sacramentine di Meru. Insieme al gruppo anche Sr. M Pia Carvajal Urbina, Sacramentina del Cile, che ha celebrato in agosto a Tortona il 25° della Vita religiosa.

Durante l’omelia il Papa ha affermato che il cristiano sia sempre gioioso come quando si va a nozze: “Gesù ci chiede a noi la gioia della festa, la gioia di essere cristiani. E ci chiede pure la totalità: è tutto Lui. E se noi abbiamo qualcosa che non è di Lui, pentirsi, chiedere perdono e andare avanti. Che il Signore ci dia, a tutti noi, la grazia di avere sempre questa gioia, come se andassimo a nozze. E anche avere questa fedeltà che è l’unico sposo è il Signore”.

Dopo la celebrazione la Superiora generale ha salutato il Pontefice, presentandogli le consorelle che erano con lei. Papa Francesco come sempre ha ricambiato con gioia e affetto i loro saluti. Inoltre il Santo Padre ha benedetto tutte le PSMC sparse nel mondo che si preparano al Centenario della Fondazione e ci ha donato la sua firma come segno del suo affetto e vicinanza.

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Mercoledì, 27 Marzo 2013 15:25

Pasqua 2013

27 Marzo 2013

Alleluia! Alleluia!
Gesù, nostra speranza, è risorto!

Carissime sorelle,

Quest’anno, il percorso quaresimale e, ancora di più, la celebrazione della Pasqua, sono attraversati da forti eventi ecclesiali, che hanno risvegliato e continuano a risvegliare la nostra fede, la nostra speranza, la nostra capacità di aprirci e di accogliere le “sorprese” dello Spirito Santo.Abbiamo accompagnato con tanta preghiera, rispetto e amore il congedo del caro Papa Benedetto XVI, e poi subito siamo entrate nel clima dell’attesa, dell’aspettativa, magari con un poco di preoccupazione per la vita e per il futuro della Chiesa, ma allo stesso tempo con tanta fiducia, certe che Dio gestisce il tessuto della storia e che la sua Provvidenza Divina avrebbe già ordinato tutto per il bene del suo popolo.  (continua...)

 

 


 

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